Claudio Gavilluci, 31 anni, arbitro CAN Pro della famigerata Cremonese-Spezia finita sotto inchiesta per le “papere” pilotate del portiere Paoloni, era dipendente di un bookmaker inglese, Stanleybet: è solo l’ultima novità della maxi inchiesta sul calcio scommesse condotta dalla Procura di Cremona. Il direttore di gara il primo giugno si è dimesso dal bookie. Dalle carte sembra che L’A.I.A. nazionale sapesse tutto dell’incompatibilità: fu proprio Stanleybet a chiederle chiarimenti, che non arrivarono mai. Altro particolare strano che è emerso nelle ultime ore è che l’Agenzia di Massimo Erodiani, titolare di centri scommesse finito nell’inchiesta e oggi ai domiciliari, fa parte dello stesso gruppo inglese. Secondo gli inquirenti, l’A.I.A. non poteva non conoscere il conflitto d’interessi di Gavillucci perché Stanleybet inviò all’associazione nel 2008 una lettera firmata da John Whittaker, oggi amministratore delegato, circa l’incompatibilità tra il lavoro da pr di Gavillucci e il suo ruolo di arbitro. La sezione di Latina, con allora presidente Giancarlo Bersanetti, non rispose lasciando la missiva nel dimenticatoio. Poi il polverone dell’inchiesta scoppiato a inizio giugno e le dimissioni, ritardate solo per motivi tecnici, di Gavillucci da Stanleybet. Cremonese-Spezia, una delle 18 partite finite sotto inchiesta, si giocò il 17 ottobre 2010. Allo “Zini” i grigio rossi sono avanti di due reti(Bianchi e Samburgaro), fino a tre minuti dalla fine(2 a 1 firmato da Petrelli). Ma è alla fine che arriva la “performance” di Paoloni finita al centro delle indagini:il portiere si fa rubare il pallone dalle mani da Colombo e regala il pareggio a Cesarini, e poi spintona proprio l’arbitro di Latina e si prende il cartellino rosso. Ma il retroscena di maggiore gravità, come abbiamo già evidenziato sopra, riguarda il fatto che l’Associazione Italiana Arbitri fosse a conoscenza del ruolo dell’arbitro Gavillucci nella società di scommesse inglese, la Stanleybet del gruppo di Erodiani, anche perché annualmente i fischietti sono tenuti alla compilazione di un documento che attesti la loro professione ed i loro rapporti contrattuali in corso:l’AIA, dunque, era a conoscenza di tutto ma non ha mai preso alcun provvedimento, consentendo a Gavillucci di dirigere delle gare quotate nell’agenzia di scommesse di cui lo stesso era dipendente, in barba a qualsiasi regola da rispettare. Furbescamente lo stesso Gavillucci i primi di giugno decide di dimettersi dal ruolo di bookie, in concomitanza con l’esplosione dello scandalo scommesse: una decisione, quantomeno tardiva che lascia molti sospetti. Ora si attende la risposta del presidente nazionale Nicchi che nonostante i suoi accorati appelli sulla lealtà, probità e correttezza è scivolato anche lui sulla classica buccia di banana. E dire che Claudio Gavilucci stava attendendo la promozione alla CAN.