No sintesi, no statistiche e no giri di parole. L'Italia ha meritato di uscire e lo ha fatto nel modo più brutto possibile.
Senza cattiveria, senza agonismo, senza forza di gruppo. Più che una Nazionale, l'Italia ha dimostrato di essere una squadra di privilegiati che si dispone in campo pestandosi i piedi da sola. Senza gioco, senza tattica e senza viralità. Usciamo fuori dagli europei agli ottavi di finale contro la Svizzera. Non contro la Germania, non contro la Spagna o la Francia... forse avrebbe fatto meno male. Conosciamo i limiti tecnici della squadra, sappiamo di non avere più un regista ne un attaccante che possa rendersi pericoloso. La colpa in questi casi si da sempre all'allenatore, difatti Spalletti non è mai riuscito a dare un identità a questa squadra. Preferendo sempre i soliti protagonisti a discapito di chi realmente si è guadagnato la convocazione. L'errore di Spalletti è principalmente la comunicazione e questo lo abbiamo notato ancor di più con la "Spalletti Cam" in cui si vedeva il nostro mister sbraitare solamente, senza dare indicazioni utili agli interpreti scesi in campo. Non si può uscire in questo modo, è inaccettabile. La Svizzera così come la Croazia prima hanno e avrebbero meritato di più. Non abbiamo anima, corsa, grinta. Le vacanze si potevano programmare anche dopo il 14 luglio, non prima. Un incubo che si riapre all'interno della memoria degli italiani. Diceva bene il mister del Guidonia, Sandro Poceschi, quando nel lontano 2017 affermava: "Non abbiamo un italiano che mena, andiamo in Svezia e ci prendono a pallonate."
Oggi non bisogna parlare di tattiche o tatticismi, oggi bisogna rimanere in silenzio e meditare sul futuro. Farlo al più presto! Lo diciamo dalla non qualificazione al mondiale 2018, 6 anni, in cui non è cambiato nulla. L'unica gioia di tre anni fa non può farci dormire sugli allori. Bisogna rifondarsi dal basso, dalle giovanili, dai dilettanti. Inaccettabile il fatto di dover naturalizzare gli "Italo-argentini" o gli "Italo-Brasiliani" perché non riusciamo ad avere un settore giovanile degno. Basta! I ragazzi facciamoli crescere noi, commettendo errori, perché altrimenti non riusciremo più ad avere un identità.
(Fonte foto: Corriere della Sera)