Tra i centrocampisti di miglior rendimento del panorama dilettantistico calabrese, Luigi Dodaro, classe 97, è reduce da una stagione in serie D con il Vado, girone A. Siamo andati a raccogliere i suoi pensieri dopo questa esperienza così lontano dalla Calabria.
Partiamo dalla tua sensazione personale, che stagione è stata per te?
«E’ stata una stagione fantastica, ho imparato tanto e non solo a livello calcistico, ma sono cresciuto sotto ogni punto di vista data la novità della realtà nella quale mi sono misurato. Avevo l’obiettivo di andare al nord ed ho potuto apprezzare molto quello che mi ha circondato. C’è poi soddisfazione perché giocare per due anni di fila una finale play off di D non era cosa scontata, quest’anno l’abbiamo anche vinta e quindi potrei dire di avere alzato l’asticella in una società ambiziosissima che è stata capace di vincere due volte in trasferta».
Quali sono le differenze tecniche che hai notato tra il calcio del nord e quello del sud?
«Sotto l’aspetto tecnico direi che la cosa che balza all’occhio è notare come, anche, squadre di bassa classifica tendono a giocare a viso aperto, ho notato meno catenaccio ed il gioco è prevalente rispetto all’aspetto caratteriale più accentuato al sud dove, probabilmente, pesa di più il calore del pubblico».
Anche strutturalmente ci sono differenze?
«Sì, ci sono diverse differenze, partendo dall’organizzazione. Qui a Vado c’era una cura di ogni aspetto con strutture di un certo livello e c’era minuzia anche degli aspetti extracampo, con tanto tempo passato, ad esempio, in palestra e piscina. Nelle strutture vanno incluse anche le cose che non sono lo stadio».
Per il futuro immediato quali sono le tue idee? Restare ancora fuori o provare a rientrare?
«Voglio partire con i ringraziamenti al Vado per la stagione trascorsa, uno staff ed un gruppo di grandissimo livello che ci hanno consentito di ottenere questo risultato lusinghiero. Sono stato messo in condizione di esprimermi al meglio e alla luce di questa esperienza l’idea di continuare al nord mi piacerebbe. Per quanto ho ottenuto quest’anno devo, anche, ringraziare il Locri perché quanto fatto nel 22-23 mi ha spianato la strada per questa avventura e gli amaranto, dove sono stato di casa per quattro anni, saranno sempre nel mio cuore perché sono stati un trampolino fantastico per vivere un’esperienza come questa».
La stagione delle calabresi è stata difficile, cosa serve, secondo te, per evitare di trovarsi nuovamente in situazioni simili?
«E’ necessario programmare, mettere delle fondamenta per raggiungere i risultati nel corso degli anni cercando di misurare i passi che si vanno a fare. Credo che fondamentale sia l’investimento nelle giuste competenze, cercando di creare, anche, le giuste interconnessioni con le categorie superiori».