Intervista a tutto tondo con Valentino Costanzo:"Tornassi nel calcio lo farei solo per il S. Luca"
Intervista a tutto tondo con Valentino Costanzo:"Tornassi nel calcio lo farei solo per il S. Luca"


 

Nella splendida cavalcata degli ultimi anni del San Luca, alle gesta sportive si affianca una grandissima campagna comunicativa costruita da Valentino Costanzo, il quale pochi giorni fa ha terminato questo suo percorso professionale. Nell’esprimere gratitudine come operatori del settore per tutto quanto fatto, siamo andati a raccogliere le sue sensazioni.


 

Come nasce il tuo coinvolgimento nella squadra del San Luca?


 

Nel mese di luglio del 2017 mi presentai di spontanea volontà alla riunione pubblica indetta da alcuni appassionati di calcio di San Luca i quali si stavano impegnando per costituire una nuova società. Senza pensarci un attimo diedi subito la mia disponibilità per gestire la comunicazione. In un primo momento qualcuno degli attuali dirigenti che tornava al calcio a distanza di quasi 20 anni fece difficoltà a comprendere quello che sarei andato a fare, pensava si trattasse di un ruolo marginale. Mi ricordo che al secondo incontro presentai loro il logo che avevo creato per il club ed è quello che oggi tutti conosciamo.

Oltre il lato sportivo, attraverso la squadra si è voluto comunicare un nuovo volto della cittadina. Quali sono stati i punti fermi dai quali hai tratto ispirazione?


 

San Luca aveva bisogno di un veicolo che dimostrasse a tutti la reale normalità del contesto sociale nel vivere quotidiano. Il calcio ha un effetto mediatico di grande rilevanza. Oltretutto, San Luca in quel periodo aveva i riflettori puntati addosso per l’impegno che il Governo centrale aveva dimostrato impegnandosi a ristrutturare lo stadio Corrado Alvaro. Bisognava quindi raccontare quanto di buono si stava facendo e si voleva fare.

L’ispirazione per il mio lavoro è sempre passata dalle competenze, dalla creatività, dallo studio continuo e dall'analisi dei competitor. Era importante veicolare il messaggio nel migliore dei modi. Di certo, i grandi club italiani ed europei erano un ottimo spunto da cui trarre ispirazione.

Infine, un prezioso contributo mi è stato dato da professionisti del settore che sono stati sempre disponibili con me quando avevo alcuni dubbi.

Sotto questo aspetto vorrei anche ringraziare i colleghi Antonino Raso (ex Addetto Stampa della Cittanovese) e Giuseppe Praticò (ex Capo Ufficio Stampa della Reggina 1914) che sono sempre stati disponibili con me quando avevo bisogno di consigli.

Dalla Promozione fino alla Serie D. Come si evolveva il modo di comunicare di anno in anno?

La comunicazione ha seguito sempre dei princìpi fondamentali, ma è sempre stata in continua evoluzione. È stato importante capire i trend del momento ed allinearsi ad essi. Di sicuro più avanti vai, più aumentano le categorie, più il lavoro che fai ti richiede maggior impegno, determinate competenze e innovazione nei contenuti.

Sicuramente già dall’inizio ho cercato di fare un lavoro che andasse al di sopra degli standard rispetto al campionato in cui ci si trovava.


 

Un altro aspetto fondamentale è dettato poi dai professionisti che compongono la squadra (sia essi staff che giocatori). Gestire, ad esempio, l’ufficio stampa del Club quando hai un allenatore professionista del calibro di Ciccio Cozza ti richiede determinate competenze e molta attenzione. Da situazioni del genere puoi solo trarre beneficio.

Due promozioni e la vittoria di Coppa Italia, a quale vittoria sei più legato?

Non esiste una vittoria alla quale sono meno legato. Sono tre vittorie che in 60 di storia il San Luca non aveva mai centrato, quindi sono tutte e tre speciali per me. Di certo, quella del campionato di Eccellenza è stata la meno “goduta” per come è maturata, ma la più preziosa perché si stava realizzando il mio sogno nel cassetto.

Se dovessi scegliere invece un momento, riguardo la tua attività, segnante per ognuna delle vittorie quale “scatto” ti viene agli occhi?

La strategia comunicativa adottata per celebrare la vittoria del campionato di Promozione. È stato fatto un lavoro importante in cui si è generata una vera e propria “catena di Sant’Antonio” che ha portato alcuni volti noti a livello mondiale del mondo sportivo, dello spettacolo e del cinema ad inviare messaggi video di congratulazioni.

Dopo questa cavalcata sportiva e comunicativa che riscontri hai avuto?

Riscontri ci sono stati tanti lungo il percorso, e di un certo peso. Penso alle collaborazioni con le testate nazionali come SkySport, SkyTG24, Rai, Gianluca di Marzio, Corriere dello Sport, Eurosport, Avvenire, La Repubblica e tanti altri.

Quando le tue foto, i contenuti che hai creato, le interviste che fai finiscono su testate di un certo calibro, allora ti rendi conto che qualcosa di buono sei riuscito a farlo.


 

C’è qualcuno in particolare a cui vuoi rivolgere un pensiero?

Il mio pensiero oggi va a quelli che non hanno creduto in questo progetto, ai tanti che da quattro anni sono alla finestra ad attendere la caduta del San Luca. A quelli dico grazie, perché sono stati lo stimolo primario del mio lavoro.

Questo al mondo del calcio è un addio o un arrivederci?

Ad oggi direi che è un addio. Però nella vita non si sa mai. Sicuramente se dovessi tornare lo farei per il San Luca, ma ci dovranno essere determinate condizioni in cui dovrei riuscire a conciliare lavoro e passione. E non si tratta di condizioni economiche, con il San Luca non c’è mai stato un discorso del genere. Ho sempre offerto il mio impegno gratuitamente nonostante avrei potuto intraprendere un percorso lavorativo in qualche club di Serie C calabrese e non solo.

In ultimo, il San Luca ha “rotto” la maledizione che vedeva la vincente dell’Eccellenza calabrese retrocedere subito. Il salto tra i “pro” è solo questione di tempo?


Ad oggi direi di no. Anche se il San Luca per entusiasmo e programmazione potrebbe raggiungere la serie C. Le competenze all’interno dell’attuale gruppo dirigenziale non mancano di sicuro.

Partecipare ad un campionato di Serie C richiederebbe grossi sacrifici. Oltre l’impegno economico per mantenere la categoria servirebbero investimenti in infrastrutture, ma questo va oltre le capacità di un club di provincia.

Le istituzioni del territorio forse non hanno ancora inteso il valore che questo club rappresenta per l’intera locride, ma soprattutto per San Luca stesso.

Spesso ci si nasconde dietro ad un dito dicendo che le istituzioni possono fare poco per i club, ma non è affatto così. Basti pensare alla Gelbison che annualmente è supportata dagli enti e dalle istituzioni del territorio in cui essa opera.