Riceviamo e Pubblichiamo
Sembra ormai questione di giorni per la decisione di far ripartire il campionato di Eccellenza, massima competizione regionale sospesa ormai da fine ottobre. La Federcalcio sta valutando, col Ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora, la definizione di un protocollo sanitario. Sono quasi 600 le società dilettantistiche che chiedono di poter tornare in campo a febbraio, perché altrimenti vedrebbero vanificati tutti gli impegni e i sacrifici economici compiuti nel mese di luglio in vista della partecipazione al campionato 2020/21.
Il calcio dilettantistico ha una sola speranza per poter ripartire, ovvero quella di applicare un nuovo protocollo sanitario e trovare una formula/format per arrivare a fine giugno o inizi luglio a chiudere i campionati, decretandone i verdetti. Non sarà sicuramente facile, forse non lo sarà per tutte le categorie ma è bene che ogni ora che ci separa da qui al 5 marzo, giorno in cui scade l'ultimo DPCM che ha rinnovato la sospensione degli sport di contatto, sia utilizzato per rendere possibile ciò che ora sembra impossibile. Il tema della ripresa dello sport di contatto deve essere affrontato con la stessa forza messa in campo per far ripartire la scuola secondaria di secondo grado in presenza, magari con maggior efficienza.
Per sapere adesso come sarà la situazione sanitaria ad inizio marzo bisogna avere la sfera di cristallo, troppe variabili incidono sul numero dei contagi man mano che riaprono le attività in base alla colorazione delle Regioni, addirittura impazzite quelle relative alle varianti del virus che portano ad una maggiore contagiosità (quindi più positivi in termini assoluti), perciò più casi gravi in termini assoluti, più pressione sugli ospedali con maggior occupazione dei letti in area medica e terapia intensiva e, infine, più morti. Gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico ci dicono da mesi che sotto i 5mila casi giornalieri si recupera l'efficienza nel tracciamento dei contatti dei positivi e la pandemia torna sotto controllo perché più facile spegnere ogni focolaio in essere. Ma è comunque adesso che bisogna trovare la soluzione per far ripartire i campionati ed eventualmente adattarla in base agli scenari che si registreranno fra circa un mese e mezzo.
Leggo di Società che hanno manifestato l'intenzione di non riprendere, anche perché quest’annata diventa insostenibile far fronte ai mancati introiti causati dalla mancanza di pubblico o degli sponsor che, per via della crisi emergenziale, si trovano in difficoltà finanziarie. Certamente per tanti tesserati, sia chi li ha già ricevuti e chi a breve li riceverà, i bonus sono stati un grande toccasana, ora però anche gli stessi tesserati come tutti debbono fare unità e cercare di comprendere la crisi che ha investito l’intero settore dilettantistico. Ne usciremo soltanto se tutti facciamo la propria parte, in caso di eventuale ripresa sia il Governo con pieno sostegno alle società dal punto di vista economico per la spesa sanitaria sui test e accompagnate dal punto di vista organizzativo, perché ogni settimana va compilato l'elenco del gruppo squadra da sottoporre ai test su cui poggiano poi le regole dei rinvii delle gare a seconda del numero dei positivi.
Oltre all'aspetto economico-organizzativo sull'applicabilità del protocollo, va poi considerato il fattore tempo per portare a conclusione i campionati. Qualora si riprendesse ad inizio marzo con gli allenamenti collettivi andrebbero calcolate ancora diverse settimane (tra la ripresa delle sedute di gruppo e i recuperi da fare per riallineare le classifiche) prima di riprendere col calendario ufficiale sapendo però che da domenica 7 marzo a domenica 27 giugno ci sono 17 domeniche in tutto, molto poche per pensare di far rientrare tutte le giornate mancanti anche volendo utilizzare qualche infrasettimanale. Anche perché la ripresa produce altri rinvii, come conferma la serie D che non è mai riuscita a riallineare le classifiche, oltre al fatto che i calciatori di serie D sono in maggior parte quasi professionisti che vivono in una "semi bolla", a differenza del resto dei dilettanti in cui i calciatori sono lavoratori e studenti che vivono spesso presso nuclei familiari allargati, il che aumenta le probabilità di contagiare ed essere contagiati.
Ecco perché andrebbe deciso poi un format adeguato che accorci il programma originario producendo, nel contempo, verdetti credibili. L'occasione migliore sarebbe quella del prossimo Consiglio Direttivo della Lnd del 5 febbraio, quando sarà chiamato a pronunciarsi sulla conclusione dei campionati visto che è già stata avanzata e approvata dalla FIGC, competente in materia, la richiesta di deroga all’articolo 49 delle NOIF che disciplina l’esito dei campionati.