A quasi una settimana dal successo di Sancataldo, valso al Roccella la possibilità di giocare il quinto campionato consecutivo, in serie D consecutivo, non si spegne l’eco per l’impresa. Oltre ad una breve parentesi su quanto accaduto, con il dottore Enzo Federico (presente in panchina nella sfida Sancataldese-Roccella), riviviamo le emozioni al fischio finale e proveremo a tracciare qualche previsione per il futuro, non solo degli amaranto Roccellesi, ma anche sul Locri retrocesso.
Dottore lei era in panchina a Sancataldo, quali emozioni ha vissuto e quali paure nel momento in cui la Sancataldese si è trovata per due volte in vantaggio?
“Le emozioni sono state tante. Ho rivissuto dopo 30 anni la stessa gioia che si propose ai tempi della Bovalinese promossa nell’allora Interregionale dopo una vittoria in trasferta a Locri. Rivedendo nei calciatori del Roccella, la stessa voglia e la stessa determinazione che ho riscontrato all’epoca: Cisca Favasuli, Iorfida, Mimmo Favasuli, Peppe Stilo ed altri tanto per fare alcuni nomi del tempo. Per quanto riguarda la paura di non farcela, ci sono stati momenti di scoramento data la forza della Sancataldese e forse qualche calo di attenzione che in un play out andava evitato, ma non si può non considerare la tensione per la partita e l’ambiente, corretto, ma partecipativo con quasi 2000 presenze al “Mazzola”, ma comunque essendo in campo ho sempre scorto la voglia di reagire dei ragazzi che hanno fatto una partita quasi perfetta”.
A chi dedica questa impresa?
“Intanto credo sia doveroso dedicarla al presidente Giuseppe Franco, anima di questo sodalizio ed a tutti coloro i quali che hanno contribuito a questo successo con il loro lavoro, perché se Roccella farà ancora la serie D è grazie all’impegno di tutti e di chi ci ha creduto”.
Dottore, il Roccella è una realtà consolidata, ma “fatica” ad ottenere salvezze tranquille. Cosa serve per far salire di un altro gradino la società amaranto?
“Credo che si debba partire da una maggiore collaborazione del tessuto professional/imprenditoriale della cittadina, non basta una sola persona a mandare avanti una società in quarta serie, ci sono spese ingenti e tanti impegni ed il tutto acuito dalla perifericità del territorio dove si opera. Questo è un appello che faccio a coloro i quali, non solo a Roccella, avranno voglia di cimentarsi in questo ambito ed in un campionato così importante per dare una mano alla società affinché si possa programmare con sempre maggiore calma”.
Restando nella Locride, il Locri invece non è riuscito nell’impresa, cosa ne pensa della stagione degli altri amaranto?
“Il Locri era partito molto bene, sono ovviamente dispiaciuto per la retrocessione e per la piazza che merita la serie D, sia come pubblico, che per impegno dirigenziale. Anche qui bisogna programmare ed auspico che resti l’attuale presidente e che venga coadiuvata da persone innamorate del calcio e con le giuste competenze affinché da subito la squadra possa riproporsi in serie D, o vincendo il campionato o tramite ripescaggio, anche perché riproporre il derby in serie D sarebbe entusiasmante per tutta la costa jonica”.
Locri, Isola CR e Sersale, le ultime tre promosse dall’Eccellenza, subito retrocesse. Cosa va fatto per aumentare la competitività della Serie A regionale e cosa crede possa fare il Corigliano?
“Il Corigliano farà bene. La struttura societaria è forte ed in grado di ben figurare. Le retrocesse forse hanno avuto qualche problema maggiormente legato alle risorse, probabilmente inadeguate alla D. Per aumentare la perfomance in Eccellenza, non c’è una ricetta magica, ma credo che bisogna lavorare davvero sulle risorse locali, insegnando a fare calcio affinché si formino dei ragazzi che gradualmente possano affrontare con personalità le diverse categorie, affinché si superi la logica del fuori quota obbligatorio, ma fuori quota meritorio”.