L'ex bomber Claudio Tuoto è allenatore da pochi mesi, esattamente da dicembre 2015. Difatti, dopo l'ultima esperienza vissuta da giocatore al Corigliano, Tuoto ha deciso di appendere coraggiosamente al chiodo gli scarpini per intraprendere la nuova carriera di allenatore sposando un progetto non proprio semplice, ovvero quello del Montalto. La squadra cosentina, infatti, a pochi giorni da Natale già si trovava in una situazione di classifica allarmante e con poche chances di raggiungere l'obiettivo salvezza. StadioRadio ha raggiunto telefonicamente il mister per fare un primo punto di questa nuova esperienza.
- Mister Tuoto, lei ha deciso di prendere il timone di un Montalto dal futuro già gravemente compromesso nel mese di dicembre 2015. Cosa ha trovato al suo arrivo?
"Il mio progetto con il Montalto è cominciato il 22 dicembre 2015 con il primo allenamento. La situazione effettivamente era già compromessa anche per via dei punti di penalizzazione che gravavano sulla squadra. Per cui sono partito con un progetto che ha coinvolto ragazzi dalla classe '94 alla '98, provando a fare il massimo che potevamo. Purtroppo la voglia di crescere ed imparare non è bastata da sola per far fronte ad una condizione di classifica che comunque l'ha fatta da padrone anche a livello psicologico. La squadra è tuttavia riuscita a vincere una partita ma soprattutto non ha mai rinunciato a giocare a calcio apertamente senza compiere inutili barricate difensive nonostante gli avversari fossero decisamente più quotati":
- Che esperienza è stata la sua prima come allenatore?
"L'ho vissuta con grande entusiasmo anche se ancora per concluderla manca l'ultima gara di campionato. Naturalmente c'è sempre da imparare e, nonostante mille difficoltà principalmente di natura psicologica, ho sempre creduto nel lavoro ed in questi ragazzi. Tuttavia abbiamo sempre fatto buone prestazioni in ogni singola partita. L'esperienza l'ho cercata e voluta io. Fra l'altro a Corigliano, da giocatore, era divenuta una situazione complicata anche logisticamente. Quando è arivata la chiamata dal Montalto quindi ho sposato subito il progetto".
- Rinnoverà il suo impegno anche per la prossima stagione in Promozione?
"Si si, del resto anche il mio futuro di allenatore fa parte del progetto societario. Al mio arrivo infatti, considerata la situazione compromessa del Montalto, abbiamo intavolato discorsi futuri che prevedono nuovamente un parallelo fra le nostre strade".
- Allora si può parlare di addio definitivo al calcio giocato?
"Avrei voluto fare qualche altra presenza ma togliere spazio a questi giovani meritevoli di giocare ho pensato che non sarebbe stato corretto. Mi sono limitato a giocare qualche minuto contro l'Isola Capo Rizzuto soltanto perchè la squadra risultava decimata da infortuni e squalifiche. E poi questa generazione di ragazzi forse è leggermente diversa dalla mia nelle attitudini. Perchè io comunque badavo solo ai sacrifici ed alla voglia di giocare".
- Considerando la situazione che ha trovato al suo arrivo e le difficoltà rappresentate dai risultati, ha trovato difficoltà a mantenere alta la tensione?
"A dire la verità non è stato semplice in effetti. Anche perchè le difficoltà di classifica si sono fatte sentire, e non meno quelle relative al numero dell'organico che avevo a disposizione. Anche perchè a volte mi ritrovavo ad allenare un gruppo di soli 12/13 calciatori. Tuttavia sono riuscito a trarre esperienza da tutti gli anni trascorsi nei vari spogliatoi da <<over>> , e sono del parere che l'allenatore possa farlo solo chi il calcio lo ha vissuto in ogni forma. Fra l'altro già da calciatore stimavo parecchio i giovani. Provavo spesso a dispensare loro buoni consigli e trasferire parte del mio bagaglio d'esperienza maturato. E poi la legge degli Under a me non piace granchè. Secondo il mio parere tutte queste particolarità nei regolamenti non aiutano molto il calcio e gli stessi ragazzi. Anche perchè i giovani sono intelligenti, e capiscono perfettamente se chi gioca lo fa per via della regola o perchè si è già pronti".
- Quali sono le sostanziali differenze fra giocare e allenare?
"La problematica principale è il puto di vista che hai del campo. Una cosa è vederlo e viverlo da dentro, un'altra è osservare il gioco dalla panchina. Le distanze e le posizioni cambiano, anche quella del pallone fra i reparti. Serve una nuova ottica".