
Lo scorso anno subentrò a Luigi Infantini a Scalea, che alla decima giornata era ancora fermo a 5 punti, riuscendo con un rosa abbastanza striminzita a collezionare altri 23 punti fino al termine della stagione, portando la squadra alla finale play out contro la Palmese. Stiamo parlando di Santino Bellinvia, tecnico giovane ma con alle spalle già tanta esperienza, nove campionati di serie D tra Orlandina, Sapri, Castrovillari, Siracusa e Montevarchi, due in Eccellenza con Acireale e appunto Scalea. Soprannominato il “mister dei miracoli” Bellinvia non ha mai subito esoneri e ora è strano vederlo ancora a casa senza squadra. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua Sicilia, dove attende la giusta chiamata per tornare in panchina. Mister iniziamo a parlare di quella finale play out, non succede spesso che una squadra vinca i play out e poi retrocede: “Peccato perché avevamo fatto tanto per arrivare a quella partita, 23 punti sudati come non mai, la squadra mi dava molte soddisfazioni. Poi abbiamo vinto 0-3 in trasferta e non è certo facile ottenere un risultato del genere in una finale play out soprattutto fuori casa. Peccato anche che poi non c’è stato un ripescaggio che secondo me sarebbe stato giusto dopo il fallimento di Valle Grecanica e Interpiana. Oggi mi spiace vedere lo Scalea ancora in difficoltà nel campionato di Promozione, spero possa tornare ai livelli che più le competono, è una piazza che merita”. Prima di Scalea era già stato in Calabria al Castrovillari nella stagione 2007-08 in serie D: “Come a Scalea mi sono trovato bene anche a Castrovillari, ma d’altronde mi sono trovato bene dovunque sia andato. Quell’anno ci siamo salvati in Serie D, la squadra era buona e abbiamo raggiunto l’obiettivo” Mister facciamo un salto nel passato, ci racconti come ha iniziato la sua carriera di allenatore: “Tutta colpa di Gigi Chiavaro che mi fece smettere di giocare a calcio per seguirlo come secondo. A parte gli scherzi a Gigi gli devo tanto, giocavo tra Eccellenza e Promozione, avevo ancora 25 anni e non volevo mollare il calcio giocato. Lui era stato chiamato all’Igea Virtus, io avevo da poco preso il patentino di allenatore, e non so come mi convinse a seguirlo, scelsi la strada perché amo quello che faccio oggi, lo faccio sempre con passione aggiornandomi costantemente”. Nella sua lunga carriera c’è un giocatore che magari avrebbe meritato più di altri di fare una carriera diversa: “Ne ho avuti tanti giocatori di talento che erano sprecati in certe categorie, portieri, difensori, centrocampisti e attaccanti, in ogni ruolo ho avuto di ben altre categorie. Però se proprio devo fare un nome mi viene in mente Sergio Ercolano, attaccante favoloso che poi arrivò comunque a fare diverse stagione in Lega Pro, ma forse avrebbe meritato altro”. Invece una piazza che le è rimasta nel cuore in questi undici anni di panchina? “Come ho già detto prima sono stato bene dovunque, ancora oggi cerco di seguire tutte le squadre dove sono stato sperando che vadano sempre bene. Quella a cui sono leggermente più legato rispetto alle altre è sicuramente l’Orlandina perché mi ha dato la possibilità di iniziare e a loro devo tanto”. Tornando nuovamente ai suoi inizi, da allora ad oggi lo vede cambiato il calcio? “Tantissimo, sono passati solo dieci anni ma il calcio non è più quello di prima. Il dilettantismo una volta era passione e voglia di fare, oggi si pensa a tutt’altro. La crisi inizia a farsi sentire e questo, una volta c’erano più aiuti da parte degli enti, sponsor più consistenti e forse anche ingaggi meno pesanti. Nel calcio moderno non c’è più nemmeno la meritocrazia, una volta allenava e giocava chi meritava di farlo, ora invece è diverso. Proprio oggi (3 ottobre ndr) sulla Gazzetta dello Sport c’era una intervista a Giovanni Stroppa che dichiarava che in Italia gli allenatori vengono scelti o perché vanno di moda in quel momento o perché sponsorizzati da qualcuno, non c’erto per i metodi di lavoro, condivido pienamente le sue parole”. La crisi nel calcio è forse anche dovuta a ingaggi super che alcuni elementi pretendono, meno male che negli ultimi anni la regola under ha alleggerito qualche spesa: “Sicuramente si, gli under hanno diminuito di molto le spese delle società, è giusto farli giocare e valorizzare i settori giovanili. Forse sarebbe giusto rendere questa regola più omogenea in tutti i campionati di Eccellenza visto che poi si arriva agli scontri nazionali”. Chiudiamo questa intervista con un ultima domanda, pensa di tornare presto in panchina:”Ho già ricevuto diverse telefonate, in particolare sono molto vicino ad un accordo con una società siciliana, nei prossimi giorno dovrebbe ufficializzarsi il tutto, è sempre brutto prendere il posto di un altro collega, però non vedo l’ora di tornare in panchina”.
Il quotidiano della Calabria