
CALCIO, ANNO NUOVO STORIE VECCHIE.
MA SARA’ DAVVERO CALCIO?
Anno nuovo storie vecchie viste e riviste, e spesso sempre i campi e gli ambienti dove si ripetono incresciosi episodi sono sempre gli stessi, e qualsivoglia possa essere il motivo, la motivazione o i gravi insulti subiti, sospendere una partita per rissa sopraggiunta, è semplicemente vergognoso. Spiace che questa volta sia toccato a Belvedere. La gara in questione, Belvedere San Fili prima categoria, quasi quasi, Barcellona Manchester di Champions League, sul punteggio di 1 a 0 per gli ospiti a 20’ minuti dalla fine è stata interrotta per un botta e risposta tra il mister locale Amatuzzo, ed un giocatore ospite, da cui tutto il resto è degenerato. Nessuno vuole generalizzare o criminalizzare qualcun altro per un evento accaduto, ma quando tali eventi si moltiplicano, o quando le notizie di fatti vergognosi arrivano sempre dalle stesse categorie non tutelate, ai danni di arbitri o dirigenti sistematicamente aggrediti, verso cui provvedimenti seri drastici e di depennamento definitivo, non ne vengono presi, o da stessi campi, allora bisogna chiedersi cosa non va, non solo nei campi in cui aberranti vergogne accadono, ma cosa non vada nei palazzi di potere calcistico. C’e’ ancora bisogno di nascondersi o temere ritorsioni fisiche o legali da parte di qualcuno? Non credo, vedremo all’ennesima rissa accaduta in questi ultime stagioni cosa di nuovo accadrà. Probabilmente nulla, le solite stesse società continueranno ad esistere e sopravvivere nella massima zona franca in territorio italiano vigente, quella chiamata calcio, continueranno a pagare tasse d’iscrizione ai vari campionati continueranno a far la felicità delle varie leghe, la gente continuerà a menarsi per campi. Ribadiamo il concetto in base al quale non bisogna generalizzare, né cadere in un facili conclusioni, ma le notizie di risse violente e assolutamente folli che arrivano dai campi incontrollate e frequenti, restano si moltiplicano e preoccupano,ma di cui spesso non si parla e non si vuole parlare o peggio non si può parlare.