In occasione dell’amichevole svoltasi ierisera al D’Ippolito tra le Nazionali Under 19 di Italia e Russia, nelle ore immediatamente precedenti l’evento, la Sezione Aiac di Lamezia Terme ha organizzato, presso la sala conferenze del Centro Commerciale Due Mari, un’interessante tavola rotonda avente come tema “Il calcio giovanile, ieri, oggi, domani” ed impreziosita dalla prestigiosa presenza di Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan e della Nazionale, attuale coordinatore tecnico delle nazionali giovanili della Figc. Dopo i saluti del sindaco Speranza e del presidente degli allenatori lametini Alessandro Vinci, nonché i brevi interventi, tra gli altri, degli onorevoli Talarico e Parente, e del presidente del Coni Calabria Mimmo Praticò, è toccato proprio all’ospite più atteso stilare una corposa relazione finale sul calcio giovanile e non solo. Una sorta di “arringa” di oltre un’ora a difesa (ma sarebbe più indicato dire all’attacco..) del proprio modo di vedere il calcio, quella di Sacchi, fermo nel menzionare i difetti ed i deficit accumulati dai vivai calcistici nazionali rispetto a quelli di altre nazioni europee. «Nel calcio ho sempre fatto le cose al massimo delle mie possibilità, senza pensare ai soldi o al successo – ha esordito il tecnico di Fusignano – ed oggi sono amareggiato ogni qual volta vedo genitori di ragazzi preoccupati solo che il figlio diventi un campione nel calcio, trascurando tutto il resto». Sacchi non ha nascosto la sua insoddisfazione per com’è si è sin qui lavorato nel club Italia a livello di settore giovanile. «Stiamo lavorando per colmare il ritardo accumulato. Penso alla Francia o altri paesi europei dove i ragazzi si allenano per almeno 18-20 ore settimanali in centri dove sono attentamente seguiti anche a livello scolastico. Ma bisogna cambiare anche la mentalità calcistica che viene loro inculcata e che nel nostro paese è storicamente votata al difensivismo e non certo al gioco propositivo e collettivo che attualmente è incarnato alla perfezione dal modello Barcellona. Non ho mai sentito un allenatore italiano dire, quando i risultati non arrivano, che si deve giocare meglio». Il buon Arrigo, inframezzati da alcuni ricordi ed aneddoti relativi soprattutto ai tempi di quando guidava dalla panchina il Milan di Gullit e Van Basten, ha quindi elencato quelli che sono a suo avviso i mali del calcio moderno, a partire dalla violenza negli stadi italiani, definiti «carceri allo stato aperto », passando per la necessità di far rispettare il fair play finanziario, o dai risvolti negativi prodotti dall’invasione degli stranieri nel nostro calcio, «passati dai quarantasei del 1989 ai milletrecento del 2011», non mancando di sottolineare come il più delle volte nelle nostre squadre giovanili si facciano giocare elementi dall’età ormai eccessiva ad esempio per una Primavera, togliendo così spazio a chi può ancora maturare.
fonte Calabria Ora
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