COSENZA - Francesco Straface, Gianmichele Leone, Domenico De Pandis e Francesco Tenuta non sono responsabili della morte di Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese calcio. Lo ha stabilito ieri la corte di Assise di Cosenza (presieduta dal giudice AntoniaGallo), che li ha assolti dall’accusa più grave,quella di omicidio preterintenzionale, con la formula “per non aver commesso il fatto”. Straface, Leone e De Pandis sono stati poi condannati a tre anni di reclusione a testa solo per aver preso parte alla rissa che il 27 gennaio del 2007 scoppiò, al termine della partita di calcio tra la Sammartinese e la Cancellese, valido per il campionato di terza categoria calabrese, sul campo di Luzzi (Cs), e al termine della quale, appunto, morì il povero Licursi, di soli 44 anni. Francesco Tenuta è stato assolto da tutte e due le accuse. E’ l’unico ad uscire completamente pulito da questa vicenda. E ieri, alla lettura della sentenza, ha sfogato tutta la tensione in un lungo pianto. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Adriano Del Bene, della Procura di Cosenza, fino all’ulti - mo aveva insistito sulla tesi dell’omicidio preterintenzionale. A sua detta furono proprio loro quattro ad aggredire con calci e pugni Licursi, provocandone il decesso. Per questo aveva chiesto 10 anni e mezzo di reclusione per Francesco Straface, dirigente della Cancellese calcio («era il più grande - aveva detto il pm lo scorso 17 febbraio, durante la sua requisitoria - e quindi doveva dare il buon esempio»), e a otto anni di reclusione a testa per i restanti giovani imputati, ossia Gianmichele Leone, Domenico De Pandis e Francesco Tenuta, tutti quanti, all'epoca dei fatti, calciatori della Cancellese. A questo punto l’unico responsabile della morte di Licursi resta il giovane Ivan Beltrano, ex calciatore della Cancellese, che nell’estate del 2007 patteggiò la pena a quattro anni e due mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Ammise di fatto le proprie responsabilità, dicendo di essere stato lui a colpire, non in maniera volontaria però, il dirigente della Sammartinese. Ora sta scontando gli ultimi mesi di pena ai servizi sociali. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa la rissa ebbe origine da un bestemmia rivolta da un calciatore della Sammartinese a un avversario della Cancellese. Da qui, a fine partita, il parapiglia, che coinvolse una ventina tra calciatori e dirigenti di entrambe le squadre, con Licursi, dirigente della Sammartinese, che intervenne solo per mettere pace. Nel corso del litigio Licursi sarebbe stato accerchiato e quindi malmenato. Riuscì comunque a raggiungere gli spogliatoi da solo. Si rinfrescò il viso e scambiò anche qualche parola con un suo amico dirigente, al quale disse: «Non posso crederci, ho preso tutte queste botte peraver cercato di mettere pace». Poi si accasciò e morì. Nel corso delle indagini come responsabili furono indicati Beltrano, Straface, Leone, De Pandis e Tenuta. Beltrano, come abbiamo visto, patteggiò. Gli altri quattro,che si sono invece sempre dichiarati innocenti, hanno proseguito col rito ordinario. Ieri, alle 18.30, l’epilogo di primo grado, con la difesa che ha accolto con grande soddisfazione la sentenza dei giudici: «Oggi - ha commentato a caldo l’avvocato Marcello Manna, difensore di Tenuta e Straface - è stata fatta vera giustizia. Il pm voleva a tutti i costi un colpevole. La corte invece si è basata sui fatti, che ci hanno dato ragione. Dal processo è uscito fuori che l’evento non è stato frutto dell’aggressione. E’ stata data finalmente serenità a tutte le famiglie degli imputati, accusati di un omicidio che non hanno commesso. Nel corso del processo è stato detto che Licursi, sofferente di cuore, poteva morire anche per una semplice emozione, come anche quella di vedere una partita. Resta,ovviamente, tutto il rispetto per la famiglia del dirigente, che ha perso prematuramente un proprio caro ». Soddisfatto anche l’avvocato Nicola Rendace, anch’egli difensore di Tenuta: «E’ finito un incubo. Ho sempre creduto nell’innocenza di Francesco, un giovane che si stava laureando e che si è trovato di fronte ad una storia con la quale non c’entrava nulla. E’ davvero una sentenza forte». Per l’avvocato Giuseppe De Marco, difensore di Straface, «è caduta l’accusa più grave, e siamo dunque molto soddisfatti. Per quanto riguarda la rissa, aspettiamo con serenità le motivazioni della sentenza. Il teorema accusatorio è comunque franato». Soddisfatti anche gli avvocati diLeone (Ornella Nucci e Adele Bedini) e De Pandis (Antonio Ingrosso). Non l’ hanno invece presa bene i familiari di Ermanno Licursi, che si aspettavano una sentenza di condanna per l’omicidio: «Oltre il danno la beffa», ci ha detto a caldo MariaGrazia Licursi, sorella di Ermanno. «Siamo sotto shock. Questa sentenza non ci rende giustizia. Siamo davvero amareggiati. Insieme al nostro avvocato (Gianluca Bilotta, ndr) sosterremo il ricorso in Appello». Leone, Straface e De Pandis sono stati condannati al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili (la famiglia Licursi e la Figc),da liquidarsi in separata sede, e al pagamento delle spese processuali (9.000 euro a testa). I giudici cosentini si sono dati 90giorniper il deposito della motivazione. Scontato, soprattutto da parte della Procura, il ricorso in Appello.

tratto da "Il Quotidiano della Calabria"