Finale incandescente. Botta e risposta di note tra Pino Donato Taverna e Sant'Onofrio
Finale incandescente. Botta e risposta di note tra Pino Donato Taverna e Sant'Onofrio

La gara tra PD Taverna e S. Onofrio è stata accompagnata da fortissime polemiche.

Di seguito le note delle due società in merito a quanto accaduto.

 

PD TAVERNA:

ORA BASTA

Ci sono momenti in cui tacere è complicità.

E noi, da oggi, non saremo più complici.

Il calcio è una passione, un sacrificio e un’identità.

Ma quello che è accaduto oggi non è sport.

È barbarie. È violenza. È codardia travestita da agonismo.

Siamo stati aggrediti, in casa nostra verbalmente e moralmente. SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI.

Un nostro tesserato, classe 2004, è finito a terra sotto calci e pugni di quattro giocatori avversari, colpevole solo di aver tentato di riportare calma dove altri volevano solo violenza.

Lo hanno pestato, a terra, come non si fa neanche con un nemico.

Figuriamoci un avversario.

E tutto è partito da una sequenza che grida vendetta sul risultato di 3 a 2 per noi con soli 2 minuti dal triplice fischio:

Un nostro giocatore, provocato per tutta la gara, preso per il collo da un avversario,

ha reagito con un calcio. Un errore, che condanniamo fermamente perché noi non siamo così.

Ma chi ha scatenato quell’errore?

Chi ha seminato odio in campo?

Chi ha permesso che il sangue si scaldasse fino al punto di bollire?

Scene da incubo. Scene da far West.

Il nostro giocatore che ha reagito al gesto provocatorio rincorso da sei avversari e dalla panchina come un animale.

La panchina avversaria in campo, libera di inveire, insultare, caricare.

E un mister che, invece di fermare tutto, ha alimentato il caos inseguendo anche lui il giocatore.

E durante il primo e secondo tempo?

Ripetute invasioni di campo, urla e proteste dello stesso mister avversario. Solo dopo l’ennesima entrata in campo arriva il secondo giallo per lui. Tardi. Tardissimo.

E mentre tutto esplodeva, l’arbitro dov’era?

Il rigore per noi? NETTISSIMO...Nascosto sotto la paura.

Il rigore per loro? ...... Servito con superficialità.

Il nostro DG Macario? Espulso per aver cercato di calmare gli animi.

Risultato?

Un ragazzo all’ospedale.

Un altro aggredito.

Un direttore fuori per aver fatto il lavoro che altri hanno smesso di fare.

E poi?

Le scuse.

Le solite, ipocrite, inutili scuse.

Quelle che arrivano quando il sangue è già stato versato.

Le scuse che insultano ancora più del silenzio.

Le scuse del Direttore di Gara, scuse per aver espulso chi non c’entrava nulla.

Scuse per una gestione disastrosa e pericolosa ma in preda alla paura e confusione più totale.

E poi le parole dell’osservatore F.I.G.C che si presenta con aria contrita e voce bassa, quasi a volerci dire: “Capisco... ma non posso farci niente.”

Ammette l’evidenza:

“Sì, la gestione è stata confusionaria.”

“Sì, il portiere non ha colpe. Anzi, da ammirare per il sangue freddo e il comportamento tenuto.”

“Sì, l’arbitro ha solo 18 anni… sono ragazzi… tutti possono sbagliare…”

No. Non così. Non oggi. Non su pelle altrui.

Perché dietro ogni “errore” ci sono lividi veri. C’è un ragazzo all’ospedale.

C’è un’intera società che ogni settimana si sacrifica per costruire qualcosa di sano, e che si ritrova ogni volta travolta da incompetenza, paura e lassismo.

Non ci basta sapere che l’arbitro è giovane.

Non ci consola che “tutti possano sbagliare”.

Non ci placa che l’errore sia stato riconosciuto... solo quando tutto è ormai distrutto.

Perché se oggi l’arbitro può sbagliare,

domani chi pagherà le conseguenze? Sempre noi? Sempre i nostri ragazzi?

Se un 2004, pestato a terra, riceve un rosso e poi anche le scuse…

a cosa serve? A chi serve?

Le scuse non lavano il sangue.

Le scuse non riscrivono il referto.

Le scuse, oggi, sono la beffa più grande.

Sapete cosa ce ne facciamo delle vostre scuse? Niente.

E non è nemmeno la prima volta.

Siamo alla quarta partita di torti, provocazioni e persecuzioni.

Quattro partite in cui ogni principio di equità è stato cancellato.

Quattro partite in cui ci hanno detto: “State zitti.”

E invece adesso gridiamo.

Questo non è calcio.

Questo è un incubo travestito da sport.

Questo è un sistema malato.

E allora, sì:

Complimenti a chi vincerà questo campionato.

Complimenti a chi usa il caos come arma.

Complimenti a chi confonde “furbizia” con prepotenza.

Complimenti a chi chiude gli occhi e si lava la coscienza con un foglio firmato a fine gara.

Questo non è calcio.

È una maschera sporca di fango, sangue e vergogna.

E se questo è il campionato che vogliono, tenetevelo. Ma non chiedeteci il silenzio.

Useremo tutte le sedi competenti per difendere la nostra dignità.

A pensar male si fa peccato... ma spesso ci si indovina.

E noi, da oggi, non indoviniamo più: parliamo. Urlando, se serve.

Pol. Pino Donato Taverna

Con rabbia, con dolore e con dignità.

 

 

S. ONOFRIO:

SI. ORA BASTA DAVVERO.

Condanniamo da sempre ogni forma di violenza nei campi e fuori.

Lo scempio a cui abbiamo assistito è durato 87 minuti fin quando con palla lontana e l’azione che si svolgeva dall’altra parte del terreno di gioco un calciatore locale, ha VOLONTARIAMENTE colpito un nostro calciatore con una gomitata in pieno volto causando copiosa fuoriuscita di sangue dalla bocca e costringendo lo stesso a successive cure mediche. Lo stesso ancora, veniva raggiunto e placcato con un degna mossa da rugby misto al karate da un altro calciatore locale.

Quel che ne è seguito è stato un parapiglia generale dove i nervi già tesi, messi a dura prova per 87 minuti hanno lasciato spazio ad una foga agonistica ovviamente da condannare in ogni modo.

Per 87 minuti siamo stati scherniti, derisi e sbeffeggiati da tutti, direttore di gara compreso, che con trascurata scortesia nemmeno salutava i nostri tesserati all’arrivo mentre intratteneva amichevoli rapporti e salutava per nome ogni dirigente e tesserato locale.

Durante la gara, un continuo riprovevole atteggiamento di sfida, di provocazione e di intimidazione nei confronti del direttore di gara e dei nostri tesserati che hanno dovuto subire anche umiliazioni in campo vedendosi redarguiti ad ogni movimento oltre che scippati del risultato grazie ad un rigore concesso alla squadra locale nonostante un nostro calciatore avesse subito fallo! Sì avete capito bene, un fallo a nostro favore trasformato in un rigore con spregiudicata naturalezza da parte di tutti, in primis del direttore di gara che a senso unico ha diretto l’incontro.

A fine partita un paese intero dietro i cancelli ad inveire contro di noi dopo tutto ciò che avevamo subito, offendendo e minacciando con parole tanto irripetibili quanto indecenti.

Inoltre, la ferma condanna avvenuta nell’immediatezza di quanto il calciatore locale aveva commesso, è arrivata unanime da tutti i presenti, a conferma che ad alzare i toni e ad aggredire mediante ASSALTO non siamo certo stati noi, costretti a rispondere per non soccombere.

Il calcio non è arroganza

Il calcio non è presunzione

Il calcio non è aggressione

Il calcio non è intimidazione!

Respingiamo ogni accusa rivoltaci nella ferma certezza di non essere caduti sotto le continue minacce ed intimidazioni e sotto la scorretta e pericolosa condotta del calciatore locale che, ripetiamo, a palla lontana e con l’azione che si svolgeva dall’altra parte del terreno di gioco ha vigliaccamente colpito con una gomitata violenta e VOLONTARIA.

Chissà se tutto questo non era premeditato?

A pensar male si fa peccato... ma chissà, spesso ci si indovina.

ASD SANT’ONOFRIO

Con rabbia, con onore e con dignità.

 

Nella serata di ieri un ulteriore nota sulla vicenda è stata emessa dalla PD Taverna, la troverete cliccando qui.