Con la stagione regolare già ampiamente in archivio e incassati gli esiti del playout e del primo turno playoff, la Calabria “interregionale” può finalmente aprire la sua lunga parentesi di riflessione su quello che è stato il campionato di Serie D 2023/2024.
La fotografia sul torneo appena concluso è disarmante: tre retrocessioni, un ritiro, nessuno sforzo concreto in testa (in parte, solo la Vibonese) per mettere in discussione lo strapotere del Trapani. Insomma, una stagione da dimenticare o, forse meglio, da analizzare in profondità per fare tesoro degli errori commessi.
Senza troppi giri di parole: il calcio lo fanno soprattutto le potenzialità economiche delle società e, in un contesto sempre più complesso da questo punto di vista, i risultati sportivi diventano specchio del quadro generale che anima la Calabria. Servono risorse importanti, oggi più che mai, per tenere in piedi un “percorso annuale lavorativo, logistico e gestionale” che si avvicina moltissimo al professionismo.
Fa riflettere, del resto, il caso sempre più frequente di società ricche che una volta fatto il salto dall’Eccellenza, già tra il primo e il secondo anno di interregionale, implodono.
Ci sarebbe anche altro da evidenziare, ma in questa sede è sufficiente focalizzare l’attenzione su pochi aspetti. Temi che, nel corso degli scorsi mesi, sono stati trattati a più riprese dal programma “La D di StadioRadio”.
Il movimento calcistico calabrese, se messo a confronto con altre realtà del Sud Italia, mostra difficoltà oggettive. Bisogna partire da qui.
Con queste premesse, proviamo a dare “i voti” al campionato appena terminato.
VIBONESE 8
La migliore tra le calabresi per l’idea di calcio proposta e per il percorso fatto. La sconfitta interna subita contro la Reggina nel primo turno playoff non sminuisce l’enorme lavoro dai rossoblù sotto la guida di una società sempre attenta e competente. Bravo il direttore sportivo Francesco Ramondino a costruire un organico di livello mantenendo gli indirizzi posti dalla dirigenza; bravo l’allenatore Antonio Buscè a modellare un progetto di spessore e di prospettiva (e puntellato da tanti giovani talentuosi). Peccato per qualche passo falso di troppo accumulato nel finale di stagione.
LFA REGGIO CALABRIA (REGGINA) 7
Iscritto in ritardo e in sovrannumero, tra le polemiche della piazza e la freddezza di molti tifosi, il progetto amaranto ha vissuto due fasi differenti. Una iniziale, più compassata; e una successiva, più definita nell’identità e brillante. Diciamolo subito: i proclami di settembre e ottobre erano apparsi subito mal calibrati rispetto ad una situazione oggettivamente difficile sia sul piano sportivo che ambientale. Il tempo, però, ha mostrato le vere potenzialità della Reggina: quarto posto in classifica, finale playoff, seconda parte di stagione con il piede sull’acceleratore. L’opera intelligente e qualificata di mister Trocini ha dato frutti che torneranno utilissimi già nel prossimo futuro. Certo, il blasone e la piazza chiedono uno scatto ulteriore per la prossima stagione. Un quarto posto in Serie D non può accontentare nessuno. L’estate dirà qualcosa in più sul destino del marchio e sui progetti di crescita.
LOCRI 6,5
Reduce da una stagione da protagonista, con uno storico secondo posto in classifica aggiunto al palmares, il sodalizio amaranto mostra crepe significative sul piano economico e gestionale già in estate. Il presidente dichiara di voler cedere il timone, anche alla luce di un sostegno della piazza ritenuto insufficiente. Tuttavia, la squadra viene approntata e affidata al tecnico Maurizio Panarello. Sempre sull’altalena, il Locri arriva al mercato invernale con qualche scossone tecnico, l’addio del DS Totò Tropea e l’arrivo in società del vicepresidente Cesare Polifroni. I risultati restano
comunque incerti, mentre crescenti sono la paure sulla tenuta complessiva del progetto. A fare la differenza, ancora una volta, la resilienza del “Cavallo Alato”. Nello scontro playout di San Luca, quando tutto sembra compromesso, arriva una salvezza che vale oro. Insomma, nelle difficoltà il Locri è rimasto con le ali ben spiegate. Bravi tutti, nonostante tutto, a partire dal presidente Peppe Mollica. Ma all’orizzonte alcuni interrogativi restano.
SAN LUCA 6
Si è chiuso un ciclo? Forse sì. Anzi, sicuramente sì. Il San Luca che ha fatto sognare la Calabria intera si è sbiadito sotto i colpi dell’impegno e dei sacrifici per una società che ha dato tutto alla causa. Oggi non c’è più Giampaolo alla guida e, non di meno, non sono più della partita storici dirigenti che hanno scritto la storia del blasone giallorosso. La retrocessione in Eccellenza, dopo anni di Serie D, è arrivata al termine di una stagione sfortunata, puntellata da un episodio tragico, costellata da tantissimi problemi (stadio, anzi tutto). Peccato. Nonostante la perdita di categoria, dolorosa e forse anche inaspettata, è impossibile attribuire una insufficienza a chi ha dato struttura e dimensione al calcio sanluchese. Gli applausi restano.
CASTROVILLARI 4,5
Forse la retrocessione meno sorprendente di questa stagione difficile per il calcio calabrese. Confusione sul piano dirigenziale e tecnico durante tutto l’arco del campionato (quanti allenatori cambiati … e quanti DS …); l’incapacità per la piazza di reagire alla situazione di oggettiva difficoltà. Del resto, da anni il Castrovillari navigava a vista. Dunque, uno sbandamento complessivo assolutamente preventivabile e che, va sottolineato, non appare come una tragedia. Le prossime settimane diranno con quale spirito si ripartirà nel torneo d’Eccellenza. Il blasone rossonero possiede storia, tradizione ed energie per rilanciare immediatamente il percorso sportivo.
GIOIESE 4,5
Situazione sin da subito complessa, poi la debacle societaria e l’arrivo di un nuovo gruppo imprenditoriale da cui dipenderà il futuro del progetto viola. I numeri raccontano un campionato senza storia, senza anima e assolutamente da dimenticare. Gioia Tauro non può immaginare un ruolo da “materasso”, a prescindere dalla categoria. Anche in questo caso, nessun dramma. Gli strumenti per ripartire ci sono tutti.
FC LAMEZIA TERME N.C.
Tanto rumore per niente. Anni di proclami e investimenti finiti nel nulla. La stagione inizia con i consueti obiettivi d’alta classifica. Neanche a metà dell’opera l’annuncio: squadra ritirata. Un fallimento che chiude un’era mai davvero accettata dal comprensorio calcistico lametino. Dare voti ad un percorso del genere non ha senso.