Si sa, il mondo del calcio dilettantistico, ha mille sfaccettature e molte contraddizioni. Tuttavia, il “sistema” ancora regge e forse continuerà a reggere almeno fino a quando sarà sospinto da quell’impulso primordiale, quanto incontenibile, che si chiama passione.
Un impeto che sfugge alla ragione e travolge tutti i protagonisti che gravitano intorno a questo mondo, tifosi, calciatori, Presidenti, dirigenti delle squadre per finire all’ultimo dei cronisti.
Comunque questa resta una realtà che, nonostante la buona volontà di chi si spende ogni anno nei vari ambiti, mostra delle crepe che nel tempo stanno diventando sempre più evidenti. Le criticità sono molte, tutte però riconducibili più o meno allo stesso denominatore: la ristrettezza di risorse economiche. In buona sostanza - complice anche gli ultimi anni del Covid - circolano sempre meno soldi, quindi le casse delle società di calcio sono sempre più vuote.
Inevitabilmente, molte società sono costrette a fare i salti mortali, sia per far quadrare i conti che per ottenere i risultati sperati.
Detto questo, il copione di ogni inizio di campionato resta comunque sempre lo stesso: alcune società hanno obiettivi ambiziosi, altre puntano invece a disputare un campionato dignitoso, altre ancora mirano semplicemente a rimanere nella stessa categoria.
Quest’anno nella nostra Acri, piazza con un passato calcistico tra i più gloriosi, è successo qualcosa di assolutamente inedito. La società che milita nel campionato di Eccellenza è partita con un obiettivo sorprendente: ottenere una sorta di “retrocessione programmata”. Insomma, roba forte che non credo si fosse mai vista prima. Tuttavia, l’impegno, la buona volontà messa in campo dai tifosi, e i tentativi fatti da persone volenterose per scongiurare questo “ambizioso” progetto, non sono mancati. Infatti, pur tra mille difficoltà, alla fine è stata allestita una squadra dignitosa che, nonostante l’ultimo posto in classifica alla fine del girone di andata, aveva tutte le potenzialità per recuperare nella seconda parte del torneo, considerato anche la distanza di pochi punti dalle altre squadre. Se non che, quando sarebbe stato necessario concentrare le forze per sperare di agguantare la salvezza, incredibilmente (ma non tanto) ai giocatori è stato detto di “sciogliere le righe” perché erano liberi di andarsene in quanto il campionato sarebbe proseguito con i ragazzi della squadra giovanile.
A nulla sono valsi gli incontri, formali e meno formali, i tentativi fatti e le soluzioni proposte per trovare un’alternativa a questa sorta di “lucida follia” di andare incontro a una retrocessione annunciata, perpetrata e adesso ottenuta matematicamente.
C’è stato un tempo in cui un epilogo del genere sarebbe stato impensabile, per le ripercussioni che ne sarebbero scaturite. Oggi, tutto è accaduto nella generale indifferenza dei più, nonostante la delusione di quelli che sentono ancora forte il legame con la gloriosa maglia rossonera e malgrado la rabbia dei tifosi rimasti fedeli, anche se le tribune dello stadio sono state interdette al pubblico (tranne poche eccezioni) fin dall’inizio del campionato. Non sappiamo a quale futuro andrà incontro il calcio nella nostra città. Una cosa è certa: la città è ancora più povera non solo perché privata di un campionato che rappresenta una buona vetrina regionale, ma perché ferita nell’orgoglio sportivo e nella sua stessa essenza di prestigiosa piazza calcistica. Ma tutto questo, come molte altre cose, forse ormai non ha più valore.
Retrocessione premeditata
di Franco Bifano
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