La nota ricevuta:
La città di Acri rischia di perdere definitivamente un vero e proprio patrimonio: stiamo parlando della squadra di calcio, il cui destino sembra essere segnato dalla retrocessione in Promozione. Nelle ultime ore la quasi totalità dei calciatori hanno lasciato il gruppo e, al rientro in campo con il nuovo anno, i rossoneri si ritroveranno a dover affrontare il girone di ritorno esclusivamente con la formazione juniores. Giovani calciatori, perlopiù acresi, che saranno mandati “al macello” solo per tentare di salvare il titolo ma che allo stesso momento rischiano di “bruciarsi” il futuro nel mondo del calcio.
Da quanto pare la società ha deciso di smantellare, probabilmente per una mancanza di fondi che rendono impossibile il prosieguo della stagione. Una scelta in parte giusta ma allo stesso tempo ingiustificata poiché non è stato fatto alcun appello pubblico, tantomeno chiesto aiuto concreto alla città. È vero che tanti imprenditori e tifosi sembrano essersi allontanati dal mondo del calcio locale ma è altrettanto vero che si è fatto ben poco per coinvolgere l’intera cittadinanza. Anzi, da quanto ci risulta, alcuni dirigenti sono stati quasi allontanati o disincentivati a contribuire alla crescita del progetto, quasi a voler alzare bandiera bianca ancor prima di iniziare il campionato, con un assurdo obiettivo volto alla retrocessione in Promozione. Con quale scopo?
Il calcio non è solo uno sport, ma un patrimonio sociale e culturale, una forma di aggregazione ed anche un modo per poter fare economia (nel piccolo o nel grande che sia). L’Acri è quindi un patrimonio per l’intera città, a prescindere del risultato sportivo. L’Acri è storia, tradizione e collante tra le generazioni. Ecco perché l’Acri non può fare questa fine. Si può retrocedere sul campo, ma non si deve retrocedere senza lottare e senza alcuna mentalità. Rifugiarsi solo dietro alla “mancanza di soldi” appare qualcosa di grottesco.
L’attuale società sembra aver alzato bandiera bianca e nell’estremo tentativo di salvare il salvabile chiediamo loro di farsi da parte e cedere il titolo sportivo. L’unico gesto concreto per tentare di non far morire definitivamente questi colori. Siamo un gruppo di imprenditori e tifosi, rappresentati nell’occasione da Enzo Ferraro.
Chiediamo all’attuale presidente un incontro pubblico e immediato, alla presenza delle autorità comunali, dei tifosi e degli imprenditori. La nostra intenzione è quella di subentrare all’attuale presidente e tentare, nel più breve tempo possibile, di creare una squadra capace di compiere un vero e proprio miracolo sportivo. Qualora non si riuscisse nell’intento di ottenere la salvezza ce ne faremo una ragione ma almeno la nostra coscienza avrà la consapevolezza di averci provato.
Ma soprattutto è necessario un passo indietro della dirigenza attuale in ottica futura. C’è bisogno, una volta per tutte di un progetto serio e che possa rivalutare il calcio acrese che da anni è stato vittima di disorganizzazione e pressapochismo.
Il futuro dell’Acri merita ben altro.