Mentre il girone I di Serie D è ancora “prigioniero” della pandemia, la Calabria ieri ha celebrato il Sambiase come squadra “Eccellente” dell’anno.
Siamo pochi, piccoli e spesso ultimi in tutto, con tantissimi ambiti da rivedere ma grazie a: Sambiase, Sersale, Vigor Lamezia, Locri, Scalea, Reggiomediterranea, Palmese e Soriano abbiamo avuto modo di tornare a distrarci e soprattutto segnare una strada da percorrere per rimettere in piedi i tornei regionali.
Il “mini torneo”, infatti, ha dimostrato come sia conciliabile il giocare a calcio a questo livello durante la pandemia che ha anche colpito una delle otto partecipanti, ma è emerso, come in verità già si era visto ad inizio stagione con il Gallico Catona, come si possa gestire una situazione complicata.
Ieri, il presidente del CR Calabria, Saverio Mirarchi, rilasciando una dichiarazione alla “Gazzetta del Sud” ha detto che:“Stiamo lavorando per una stagione normale”.
Noi non siamo soggetti preposti a cambiare nulla, ma abbiamo l’obbligo di suggerire ciò che può sembrarci giusto. Una situazione come quella attraversata in una terra come la nostra, chiede di riscrivere le regole con certezza, chiede che non esistano sorprese in corso d’opera e che non si vada per le vie brevi, per tutti coloro i quali operano in questo mondo, in campo e fuori.
La normalità passa dall’equità e l’equità va sostenuta. Dato per assodato come le sette squadre non promosse in Serie D saranno le uniche che dall’Eccellenza potranno ambire ai ripescaggi l’anno prossimo, bisogna, adesso sì, andare a recuperare tutte le società che sono rimaste a guardare e farlo non è soltanto incentivare la pratica sportiva, è mantenere tesa una rete sociale, dare uno sfogo attivo o da spettatori a migliaia di calabresi che non vedono l’ora alla domenica di “andare al campo” a vedere la partita.
Un percorso equo è difficile da perseguire, ma se spesso e volentieri è stata chiesta alle società la maturità per andare avanti, al contempo è ora che i dirigenti di LND, nazionali e non, inizino a pensare come rendere sostenibile fattivamente questo sport soprattutto a questo livello ed in questi territori. Lavorare e “pressare” la politica per le strutture, spingere le società a concreti investimenti nella formazione dei ragazzi, mettere in piedi convenzioni per la sicurezza anti covid grazie alla sempre maggiore produzione e disponibilità di vaccini, creare vere e proprie piattaforme di dialogo laddove si sviluppano le condizioni sono alcune delle vie che potremmo provare a consigliare.
Ma il nostro compito principale è il racconto e continueremo a farlo perché quel che è certo è come, nonostante tante storture, la passione per questo sport non muoia mai!