Simbolo del calcio praiese, Andrea Forte si appresta a vivere una stagione da protagonista sulla panchina del Praiatortora e prima dell'inizio di questa "strana" stagione (causa coronavirus) siamo andati a raccogliere alcune impressioni su cosa potrà essere il campionato.
Lasciarsi alle spalle la Pandemia ed iniziare un percorso in una piazza per te importantissima, sarà molto emozionante.
«Le emozioni sono tante, anche perché ho chiuso un cerchio. Ho avuto il piacere di giocare nella squadra della mia città ed ora posso allenarla in un torneo importante. La voglia ovviamente è tanta di ricominciare, perché è da marzo che siamo fermi, chiaramente ci sono tante incognite legate anche al pubblico, ma la voglia c’è ed è tanta e ci stiamo preparando bene lavorando alacremente dal 24 agosto e vogliamo essere pronti per le prime partite ufficiali».
Dopo tutto quanto è accaduto ed il rischio di porte chiuse, come non mai conterà la solidità delle società.
«La solidità delle società conta tantissimo a campi aperti, figurarsi a campi chiusi! Il Praiatortora è una società giovane e solida. Dal 2014 sono state fatte grandi cose. Ora questo nuovo progetto che dura da tre anni è contraddistinto dalla serietà e questo lo dimostra l’ottimo campionato fatto da matricola lo scorso anno».
Praiatortora reduce da un buon campionato, con quali ambizioni si rilancia in un momento nel quale il tirreno cosentino ha diverse realtà importanti?
«Le aspettative sono quelle di fare un campionato di medio alta classifica e se l’appetito vien mangiando, faremo in modo di farci trovare pronti. Per il resto il comprensorio ha in questo momento tante realtà, ma ci sono anche difficoltà, ma va dato atto a tutte le società di crederci e sforzarsi per fare il meglio possibile. Chi si cimenta nel calcio va sostenuto, poco o tanto che si faccia. Un plauso davvero a tutte le squadre di Eccellenza come Paolana, Belvedere e Scalea per restare a questo comprensorio».
Che tipo di calcio vuole proporre Andrea Forte?
«La mia idea di calcio è quella di proporre, del resto io sono un attaccante e quindi mi piace questa idea. Ci vuole equilibrio, ma il mio modulo preferito è senza dubbio il 4-3-3 o il 4-3-1-2. L’ultimo anno nel quale ho allenato tra campionato e coppa su 38 gare siamo sempre andati a segno a prescindere poi dalla vittoria o sconfitta».
Qual è la tua ricetta per incentivare sempre più l’uso dei giovani?
«I giovani sono fondamentali ed infatti in rosa abbiamo abbiamo 12 over e 12 under. I ragazzi sono materiale sul quale bisogna lavorare molto, specie quando sbarcano in prima squadra, perché ovviamente giocare tra pari e con calciatori esperti è diverso. Sono felice di avere un gruppo di ragazzi vogliosi ed educati che mi seguono molto e per quanto mi riguarda conta il merito per scendere in campo, a prescindere da ruolo ed età, come del resto ho vissuto su me stesso quando ero giovane».