Nel weekend che avrebbe dovuto sancire la fine della stagione regolare dei tornei regionali in Calabria, si è forse scritta la parola fine alla normalità che conoscevamo ed ora bisognerà reinventarsi.
Di seguito occorrerà segnalare due interviste particolarmente salienti realizzate ieri. La prima al dottor Capua, presidente della commissione antidoping FIGC e tra i relatori del testo che indica le modalità di ripresa della stagione, almeno per i professionisti. A seguire troverete l’intervista al dott. Giovanni Cilione che è consigliere del CR Calabria.
In sintesi estrema (verificabile ed espandibile nei podcast), il dottor Capua rileva come per ripartire sarà necessario creare intorno alle squadre dei mondi “ovattati”, dove sostanzialmente tutto ciò che riguarda un team deve vivere senza rapporti con l’esterno, se non con gli avversari assoggettati ad eguali misure.
In serie A è probabilmente “facile”, in serie B il discorso si complica, in serie C sarebbe quasi impossibile e nei dilettanti, come sottinteso dal consigliere Cilione, il quasi si potrebbe pure togliere. Perché se nel calcio delle stelle esistono budget e situazioni degli atleti che consentono la “clausura”, nei dilettanti non siamo difronte a questo quadro.
Ad “aggravare” la situazione c’è l’ipotesi che la serie C possa bloccare le retrocessioni ed il riverbero sarebbe, a rigor di logica, quello di vedere tutto bloccato/sospeso tra i dilettanti e come unico meccanismo di promozioni e retrocessioni sostanzialmente ci si dovrebbe rifare a delle graduatorie di ripescaggio con dei criteri da individuare, che, si spera, tengano conto di quanto percorso in questo lasso di tempo.
Non sarà un gomitolo facile da sbrogliare e ci vorrà molta buona volontà e pazienza da parte di tutte le componenti. Ma il punto non è soltanto questo, perché mentre ci si arrovella su cosa fare o non fare, su quanti e quali scontenti lasciare sul campo, auspicando in meno ricorsi possibili, un’altra verità emersa dall’intervista dovrebbe farci riflettere sul dato temporale.
Uno stadio, una sfida di calcio, lo sport in genere portano al “contatto”. Sono ancora impresse le immagini del dolore che il “Covid-19” ha creato nel nostro ed in altri Paesi, siamo consci che a queste latitudini al momento siamo stati graziati da questo nemico minuscolo ma tremendo e dunque ammesso e non concesso che si trovi anche la soluzione più equa per tutti, del futuro cosa ne sarà?
Perché se è vero che tante società potrebbero non iscriversi più, è altrettanto vero che in assenza di un protocollo di cura o vaccinale certo, l’eventuale promozione di tre squadre e la retrocessione di altrettante, non avrebbe più alcun senso, proprio perché non si può rischiare di riattivare con “pieni poteri” che fanno sempre male un virus che se ha creato un disastro in luoghi solitamente presi come riferimento, figurarsi cosa potrebbe causare nella disastrata Calabria, che sta reggendo grazie ad un riscoperto senso civico.
Occorrerà ripensarsi, come abbiamo fatto e stiamo facendo noi in questo racconto, come stanno facendo, anche voi che leggete, moltitudini di persone sconquassate nel loro quotidiano.
Questi sono i momenti dove un comunità si può dimostrare tale, accantonando l’interesse individuale e non pesando il peso del dato e avuto. Non abbiamo alternative da percorrere ed in un momento così straordinario non resta che affidarsi al buon senso del quale si parlava prima. Il calcio è uno strumento di svago ed anche di rinascita, basti pensare alla parabola del grande Torino che quando scomparve si vide all’unisono tributare un applauso commosso ed uno scudetto che solo la sorte impedì di suggellare, oggi non si tratta di suggellare un titolo ma di salvare quel pallone che tanto ci piace e prepararsi a scelte che per una volta, finalmente, non saranno solo di comodo.