Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di un anno.
Gennaio 2021. Il mondo è paralizzato da una pandemia che spaventa, preoccupa i governi, le istituzioni e le organizzazioni mondiali: un mostro invisibile che non accenna ad arretrare nonostante ripetuti lockdown, chiusure mirate, restrizioni e provvedimenti di ogni tipo. I vaccini stanno facendo capolino nell’attualità di molti Paesi, è vero. Ma è ancora presto per sapere se l’imminente campagna di immunizzazione di massa riuscirà a risolvere il problema.
Anche il calcio, in Italia così come nel resto del pianeta, paga dazio all’emergenza sanitaria. Dalla Serie A in giù è tutto un emergere di criticità, dubbi, interrogativi.
Per le serie inferiori, all’alba del nuovo anno, la sensazione è che l’unica soluzione sia il blocco totale. E così è, in quella fase. Con qualche distinguo.
Va avanti, tra i Dilettanti, la Serie D. Tra singhiozzi, rinvii, protocolli lacunosi e percorsi sportivi lontani parenti di quelli immaginati in estate. I danni in giro per le piazze dello Stivale non si contano neanche più: organici falcidiati, sponsor saltati, ingaggi ridiscussi al ribasso, costi per la gestione complessiva dei protocolli che zavorrano le casse delle società.
Non è l’anno zero, per carità (certa narrazione è chiaramente strumentale…). Però il campionato diventa tutt’altro che attendibile in termini di classifica. Troppi fattori, troppe casualità, troppi interrogativi intervengono nel cammino di ciascuna compagine. Tra chi ha pagato il conto in modo spropositato e chi, invece, alla fine ha saputo fare di necessità virtù.
Gennaio 2022. Un anno dopo, il mondo del calcio sembra essere tornato a quella parentesi buia e incerta. O quasi.
Questo gennaio ha già partorito gli stop di tutti i campionati dilettantistici. L’interregionale tornerà in campo il 23 di questo mese, salvo altri imprevisti.
Giusto così, evidentemente. Prima la salute. Prima la sicurezza. Prima la serenità di tutti.
Le polemiche non servono. E non serve la retorica. Su questo ci sentiamo di essere categorici.
Una domanda, però, è doveroso rivolgerla.
Ecco, di preciso, in questo ultimo anno, che tipo di iniziative sono state prese in materia Covid?
Abbiamo visto, negli ultimi giorni, come il quadro normativo sia tutt’altro che solido a tutti i livelli. Dalla massima serie nazionale all’ultima categoria esistente.
La vicenda dell’Asl di Napoli ha del grottesco. Un anno dopo, la medesima vicenda, per la medesima partita. Per non parlare di Bologna – Inter: nerazzurri in campo per il riscaldamento ma senza la squadra avversaria. E parliamo di palcoscenici di livello assoluto. Qualcosa non va.
Venendo a noi, e facendo un passo indietro, numerosi rinvii formalizzati in Serie D hanno lasciato più di un dubbio nei mesi di novembre e dicembre. Slittamenti sicuramente giusti e motivati dalle regole vigenti. Forse andavano motivati meglio?
Oggi viviamo una fase nuova della pandemia. Una fase dove i protocolli devono tenere conto delle vaccinazioni, delle varianti, delle statistiche in evoluzione.
Noi ci rimettiamo sempre alle decisioni degli organi ufficiali: le Istituzioni che guidano il calcio. Punto.
Forse, però, chi ama lo sport avrebbe voluto assistere a qualcosa di diverso all’alba del 2022. E non tanto in merito ai rinvii, agli slittamenti o a questo ultimo stop generale. Ma al modo in cui ci si è arrivati ad ognuna di queste soluzioni, scelte, determinazioni. Questione di sostanza, di forma e di messaggi che vengono lanciati.
Qualcuno potrebbe pensare che il calcio non struttura percorsi, anche di fronte a problematiche cruciali per lo stesso sistema, ma resta invece esposto agli eventi per incapacità di visione o programmazione. Noi sappiamo che non è così.
Dal canto nostro, continuiamo il racconto del calcio, anche quando questo si ferma. Perché la passione, quella no, non resta mai inchiodata ai box.