Alla fine la decide Caturano. Uno che da solo ha segnato più di tutta la Reggina: un dato che sottolinea quanto forti siano le individualità del Lecce e quale sia il limite più grande della squadra amaranto che offre l’ennesima buona prova senza, però, riuscire a raccogliere nulla.
Si interrompe, dunque, a cinque la serie positiva della Reggina che non perdeva dalla prima di campionato.
Un ko persino preventivabile, ma che nella mente del perfezionista Karel Zeman susciterà diverse riflessioni in merito all’incapacità della sua squadra di capitalizzare la grande mole di gioco prodotta perchè se la prestazione dei suoi in Salento è più che buona, è altrettanto vero che lo zero alla voce “tiri in porta” effettuati è un campanello d’allarme da ascoltare. Bisognerà inventarsi qualcosa, alla luce delle evidenti lacune d’organico.
Ci sono, però, tanti mondi per presentarsi in casa della vice capolista del campionato, nonchè squadra più forte del campionato al pari del Foggia.
Puoi farlo facendoti condizionare dalla sudditanza psicologica nei confronti di un avversario più quotato. Puoi scegliere di fare catenaccio, ostruzionismo.
Oppure puoi scegliere di giocare a calcio. Un’opzione che non può essere per tutti, ma esclusiva per quelle squadre che hanno una precisa idea di gioco, consapevolezza della forza del proprio collettivo e un’identità che fa invidia a gran parte del campionato.
Ed è una facoltà che, al “Via del Mare”, la Reggina dimostra di avere. Nessun timore reverenziale nei confronti di un avversario costruito con un budget pari a tre o quattro volte quello amaranto, nè verso uno stadio che ospita quasi quindicimila spettatori.
Il primo tempo è quasi un moto d’orgoglio amaranto. La Reggina gestisce come meglio non potrebbe l’intera frazione iniziale.
Parte forte, si chiude nel momento in cui i salentini provano a schiacciarla nella su area di rigore e nell’ultima fase mette in serio imbarazzo gli avversari con un palleggio fatto di fraseggi stretti e movimenti negli spazi che, in terza serie, è merce rara.
Porcino e Oggiano, dal tridente, difendono e corrono più del solito, ma Una parte della cinquantina di tifosi amaranto presenti in Salento
Una parte della cinquantina di tifosi amaranto presenti in Salento Il Lecce fa il solletico a Sala e l’unico tiro in porta è di Lepore dalla distanza. Per la Reggina il solito neo: scarsa capacità di mandare in porta gli attaccanti, ma l’avversario non è certo l’ultimo arrivato e ha una retroguardia ermetica guidata da Giosa e Cosenza, due che, pur da avversari, l’amaranto lo hanno nel cuore per essere diventati calciatori al S.Agata.
La forza dell grandi squadre, però, è quella di portarsi gli episodi dalla propria parte anche quando sembra regnare l’equilibrio.
E la ripresa si apre nel peggiore dei modi per i colori amaranto: al 48′ punizione di Lepore dai venticinque metri e respinta corta di Sala, Caturano brucia tutti e sigla il suo ottavo gol in sette partite spingendo la palla in rete.Gli amaranto accusano il colpo: Giosa sugli sviluppi di un corner coglie la traversa in girata mancina, poi il portiere amaranto è costretto agli straordinari su un traversone su cui Possenti rischia di fare autorete, riscattando parzialmente una respinta non irreprensibile in occasione del gol.
Il Lecce non trova il raddoppio e con il passare dei minuti la Reggina torna in partita. Gli amaranto, pur soffrendo alcune ripartenze avversarie, collezionano calci d’angolo ma mai riescono a rendersi pericolosi, fatta eccezione per una mischia in cui Oggiano vede la sua conclusione ribattuta da Cosenza.
Zeman inserisce forze fresche (Knudsen e Tommassone), ma dal nulla il solito Caturano riscia di raddoppiare con una spettacolare acrobazia.
A quattro minuti dalla fine De Francesco ha una palla buona, ma cincischia troppo nell’area avversaria prima di concludere e, sul contropiede seguente, Caturano apre troppo il destro e fallisce il tris.
Finisce 1-0 e con la squadra che, sotto il settore ospiti, va a raccogliere gli applausi dei tifosi amaranto.
LECCE – REGGINA 1-0
Marcatori: 3′ stCaturano
Arbitro: Dionisi di Olbia – Assistenti: Dell’Università di Aprilia e Fusco di Torino
Ammoniti: Kosnic, Caturano
Recupero: 1’pt, 4’ st
fonte strill.it