Rischiava di essere una carneficina sportiva: tre derby nelle prime tre uscite casalinghe dopo il ritorno in Lega Pro, contro storici avversari sensibilmente più quotati.
La Reggina ne esce benissimo: una vittoria e due pareggi, con la consapevolezza che il bottino sarebbe potuto essere superiore.
Al Granillo non passa neanche il Cosenza, reduce da due vittorie consecutive e ottiene un pari prezioso su un campo difficile, giocando una partita guardinga e beneficiando di un avversario, quello amaranto, decisamente poco cinico.
Non esaltante la prestazione dei lupi, che soprattutto in fase offensiva hanno fatto vedere poco.
Gli uomini di Zeman hanno il torto di non aver capitalizzato con vere occasioni da rete una mole di gioco sensibilmente superiore a quella degli avversari che, a dire il vero, non hanno rischiato così tanto.
E, a voler trovare il pelo nell’uovo, i pareggi cominci cominciano a diventare troppi, sebbene i risultati positivi consecutivi siano già cinque.
Cinquemila presenti (il massimo della momentanea agibilità del Grani,lo) accolgono gli amaranto ed i rossoblu. Zeman ripropone l’undici di Monopoli e recupera Coralli in extremis. Stesso destino per Mungo che stringe i denti e va in campo per i silani che devono comunque fare a meno di Cavallaro.
A fare la partita sono i padroni di casa e, come di consueto in quest’avvio di stagione, si assiste alla solita manovra avvolgente che porta molto spesso al cross gli esterni.
Un dato che sottolinea ancora una volta la personalità collettiva acquisita dal gruppo, ma che, allo stesso tempo, mal si sposa con una certa difficoltà nel rifinire bene verso le punte.
Ma, soprattutto nella prima frazione, quella della Reggina è una buona prova, soprattutto contro un avversario di spessore come il Cosenza.
I lupi, in riva allo Stretto, mettono in mostra tutte le migliori credenziali che vengono loro attribuite. Una difesa ermetica che, nei primi quarantacinque minuti, non sbaglia mai una diagonale, un anticipo o una chiusura nonostante si trovi di fronte una squadra in grado di far girare come poche altre il pallone in Lega Pro.
In fase offensiva il Cosenza cerca spesso le ripartenze attraverso i temibili esterni d’attacco e, in alcuni casi, prova ad approfittare di qualche svarione della retroguardia amaranto dove c’è spesso Kosnic a mettere una pezza, come nel caso in cui rischia un autogol per anticipare un attaccante che avrebbe colpito a botta sicura.
La migliore occasione della prima frazione, tuttavia, è per la Reggina: cross di De Francesco da sinistra e Coralli, di testa, fallisce un vero e proprio rigore aereo con la palla che finisce facile tra le braccia di Perina.
La ripresa non discosta da quanto visto nella prima frazione e, con il passare dei minuti, cresce il sospetto che quello di azzerare il pressing e aspettare bassa la Reggina sia una precisa scelta del Cosenza.
Ne viene fuori una gara che regala pochissime emozioni. Il pallone è spesso e volentieri tra i piedi di difensori e centrocampisti amaranto ma, a parte Porcino, in pochi danno l’idea di avere il passo e l’intuizione per scardinare il fortino avversario.
La girandola dei cambi non altera gli equilibri trovati dal match.
A spezzarli, però, potrebbe esserci il consueto calci piazzato. E’ il 41′ della ripresa: Bangu batte una punizione da sinistra, Gianola ad un passo dalla porta manda il pallone a lato in tuffo.
Un colpo di testa di Caccetta è, di fatto, l’unico brivido che il Cosenza regala il Granillo al 93′.
da strill.it