Quattrocentotrentadue giorni dopo l’incornata di Pietro Balistreri nello storico derby playout di Messina, che valse la salvezza degli amaranto, la Reggina ritrova la Lega Pro grazie al ripescaggio decretato dal Consiglio Federale della Figc. La notizia è arrivata attorno alle ore 14.40.
Lo fa dalla porta di servizio e non attraverso il campo, ma il mezzo diventa un dato accessorio e un traguardo meritato per una società che ha dimostrato senso di appartenenza e attaccamento ai colori nel modo più difficile: mettendosi le mani in tasca.
Un milione e trecentocinquanta mila euro per la gestione complessiva dello scorso anno, già oltre settecentomila euro adesso per la semplice iscrizione alla Lega Pro.
Oltre due milioni di euro complessivi, di cui cinquecentocinquantamila euro versati a fondo perduto con l’unico intento di far risalire Reggio dalla melma in cui era finita.
E non è un giudizio buonista nei confronti della società, tenuto conto che, soprattutto l’anno scorso, si poteva fare di più a livello di risultati sportivi, ma la semplice constatazione dei fatti.
Nella denominazione una cicatrice rappresentata da quella parola “Urbs” che sarà pure evocativa e ispirata alla storia cittadina, ma che, per almeno un’altra stagione, è destinata a rimanere segno (poco evidente, a dire la verità) di un’esperienza dolorosa come la perdita del professionismo.
Ma questa è la Reggina. Lo era probabilmente dall’anno scorso, ma l’ottenimento del ramo d’azienda della Reggina Calcio ha ormai tolto ogni dubbio.
Ed è una Reggina diversa. Una Reggina che si commuove e che, fino ad ora, più che con capacità manageriali, va avanti con un pizzico di incoscienza e nel nome del massimo rispetto nei confronti dei tifosi, tenuti sempre in considerazione come parte in causa.
Reggio ha altri problemi ben più importanti, ma – come qualcuno ha già detto – tra le cose meno serie, il calcio è quella più importante.
Lo sa bene la città che è soprattutto grazie allo sport che è riuscita spesso a sovrascrivere con dati positivi la pessima nomea che altri ambiti gli hanno attribuito.
Ma adesso è il territorio che dovrebbe dare risposte ad una società che si troverà a confrontarsi con realtà importanti come Lecce, Foggia, Catania.
Realtà che avranno un budget pari circa tre volte a quello che si augurano di avere sulla parte orientale dello Stretto.
Praticò e soci non se lo aspettano, ma sotto sotto ci sperano di essere travolti da un’ondata di calore della tifoseria che sarebbe anche la logica traduzione dell’entusiasmo che è tornato a respirarsi in città.
Cinque – seimila abbonati? Un traguardo raggiungibile e il miglior sostegno che ci si possa aspettare sotto ogni profilo.
C’è una società che ha azzerato le antipatie del passato e, soprattutto, all’orizzonte c’è il derby col Messina e tante altre partite sentite.
Non si aspettano l’arrivo altri investitori o di tanti sponsor, ma se lo auspicano allo stesso modo.
Quel che è certo è che dietro questa società non ci sono magnati e dove non si arriva con la possibilità di investire, bisognerà farlo con la fantasia e la capacità di programmare.
Ma si sa, nella sua storia, la Reggina le cose migliori le ha sempre fatte quando si è trattato di fare le “nozze coi fichi secchi”.
La salita, però, è appena iniziata e per arrivare in cima occorrerà che. con i fatti, si spinga tutti nella stessa direzione.
ecco la nuova lega pro
da strill.it