C'ERA una volta la Rossanese”. Come l'epilogo di ogni buona favola, la frase è stata presa in prestito da uno di quei tifosi attempati, che frequentano lo stadio da oltre cinquant'anni, che passeggiano nelle calde serate bizantine per le vie del centro. Ci fermano e chiedono: “Allora, è tutto vero? La Rossanese non c'è più veramente?”. La risposta che diamo è inequivocabile: “Si!”. Ci stringe la mano, abbassa il capo, si commuove sul serio ed allontanandosi afferma: “Ti saluto, grazie. C'era una volta la Rossanese…”. La fede di un popolo è andata a farsi benedire. Amen. Questo signore potrebbe raccontare le gesta della gloriosa, quando gloriosa lo era davvero, Rossanese. Una società storica, sorta agli arbori del secolo, alla fine dell'estate del 1909, che giocava per diletto in un campo a contrada Momena. Primi incontri ufficiali qualche anno dopo, quando l'allora Società Sportiva Rossanese, guidata in panchina da un soldato ungherese, Otto Krappan, affrontò in Prima Divisione le squadre più forti della regione: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Dominantes Reggio Calabria, Gioia Tauro, Juventus Siderno, Locri, Palmi e Paola. Le origini, insomma, sono queste, senza voler dimenticare la prima maglia ufficiale che, purtroppo, non era rossoblù adottato solo qualche anno dopo ma, nerazzurra. “La stagione 1939-40 sarà ricca di soddisfazioni - racconta la Cronistoria del calcio rossanese -. Rossanese-Crotone 3-0, Cosenza-Rossanese 0-3, Rossanese- Castrovillari 7-0 e Rossanese- S. Demetrio 4-0”. Prima dell'inizio del campionato, settembre 1935, viene inaugurata la casacca rossa e blù. Per un breve periodo, la maglia era stata anche giallo canarino così che la Rossanese veniva soprannominatai “canarini”. Arrivano la fine degli anni '70 quelli della Quarta Serie, la Serie D. Tanti anni, più di tutti, in realtà. Perché la Rossanese, seppur condiviso col Milazzo, ha il “triste” primato di aver disputato più anni in Italia in questo campionato, l'habitat naturale, insomma. Ma nel 1983 arriva il primo fallimento, non prima di aver sfiorato per tre volte il “miraggio”, la C2. Nel 1985 la Polisportiva Nuova Rossanese rinasce dalla Ac Rossano Scalo. Da quella stagione, una cavalcata epica la riporta nuovamente in Serie D. E' la stagione 1988-1989. Da li in poi altri dieci anni di Serie D sino al 1999 quando la Rossanese viene retrocessa per illecito sportivo. Nella stagione successiva è Carmelo Fedele, già vice presidente del Cosenza, a rilevare il club. Insieme a Ioele i più grandi presidenti che la Rossanese abbia mai avuto dalla rinascita dell' 85 ad oggi. Ioele era il presidentissimo della promozione in D dopo il fallimento, Fedele aveva acquistato il club inDe se lo era ritrovato in Eccellenza per quella storia di illecito. Tra lo sconforto generale Carmelo Fedele non si perse d'animo ed affidandosi a Massimiliano Mirabelli come ds, Ennio Russo come dg, Franco Giugno in panchina, dopo un anno di limbo, riportò la Rossanese in Serie D grazie ad una cavalcata epocale. Era la Rossanese dei Cairo, dei Napoli, Arcidiacono, ma era la Rossanese soprattutto di Antonio Galardo e un giovanissimo Giuseppe Sifonetti. L'annata successiva in D, 2001-2002 inizia ad handicap. Il blocco dell'Acri che l'anno prima giunse secondo in D, si trasferisce in riva allo Jonio, con Petrucci in panchina e Mirabelli ancora ds. Le cose, tuttavia, non andavano bene. Ad ottobre la svolta: arrivarono alla spicciolata i calciatori più forti di sempre: Petrocco, Caridi, Chiappetta, Montesano, Sparti. Restano dopo la “rivoluzione” d'autunno Galardo, Sifonetti, Balestrieri, ai quali si aggiungono un “manipolo di ragazzini” terribili giunti dalla primavera del Cosenza. Paonessa, Scarnato, Tundis, Tricarico, Piemontese fra gli altri. In panchina si siede prima Tudisco e poi Mauro Zampollini che aveva esaltato il Milazzo negli anni precedenti. Ed è subito un successo. Undici risultati utili consecutivi, nove vittorie di fila ed un sogno, quello della C2, lì ad un passo, infranto a Corigliano. Una trasferta oceanica, circa 3000 i tifosi rossoblù al seguito. La Rossanese perde e il Ragusa vince il campionato. Nella stagione 2002-2003 Zampollini viene riconfermato a furor di popolo. Carmelo Fedele ancora alla guida del battello vuole vincere il campionato. Riconferma tecnico e buona parte della rosa. Ma quel giocattolo si rompe, però, dopo un derby interno col Castrovillari a seguito del quale scatta una contestazione contro Fedele che, amareggiatissimo, decide di lasciare. Qualche settimana dopo, a Lamezia la Rossanese perde 2-1 e salta anche Zampollini. Con una crisi societaria alle spalle, i dirigenti di allora puntano su Giacomo Zunico. Era la Rossanese di Giardina, Chiappetta, Sparti, Caridi, Petrocco, Sifonetti, Montesano, di Roselli, Crescibene, era la Rossanese di Roberto Occhiuzzi. Una squadra che avrebbe potuto vincere il campionato senza problemi. Ed invece si salva all'ultima giornata nel derby interno col Corigliano del compianto Pasquino. Non senza, tuttavia, aver vinto l'epica battaglia contro la Vigor Lamezia grazie all'eurogol di Occhiuzzi che rimarrà nella storia. Quella Rossanese, per non far torti a nessuno, vinse anche a Cava dei Tirreni, contro la capolista, la Vigor era seconda. L'estate del 2003 è travagliata: Fedele molla ed è così che il presidente Cataldo Carrozza, Luigi Longo, Nicola Romanelli, Tonino Ferrante, dirigenti con Fedele, si accollano le sorti della società. A metà agosto chiamano in panchina Carmine Pugliese, l'allenatore gentiluomo. Arrivano Maritato, Romeo, Gambino, Di Maggio, Chiera, Amodeo fra gli altri. Tanti giovani e “illustri sconosciuti” che fanno le fortune del club. Nel frattempo era finito in D il Cosenza e la Rossanese proprio all'esordio della stagione ‘03-‘20’04, al San Vito si impone 2-1 con i gol di Amodeo e un giovanissimo De Simone. Dopo aver sfiorato i play off e venduto Amodeo all'Ascoli, finisce la stagione a metà classifica. I dirigenti, nell'estate del 2004, cedono la società ad Alfonso Guerriero, presidente dell'Ac Rossano. Pugliese ed il blocco dei giocatori restano in rossoblù, ma con alterne fortune. Dopo la quinta giornata, Guerriero decide di affidarsi a Zampollini, rivoluzionando la squadra. Tra gli arrivi, su tutti quello di D'Amblè che si aggiunge al capitano degli ultimi 4 anni, Roberto De Luca. La Rossanese è in piena zona play out ma si risolleva salvandosi. Siamoall'estate 2005 e Guerriero appena dopo solo una annata, lascia. Le redini del club le assume Ferrante che con pochi soci porta a termine un campionato, quello 2005-2006 sorto con Aloi in panchina poi con Rocco Russo, con Aita ed infine con il ritorno di Pugliese. Il finale di stagione è al cardiopalma: la Rossanese si gioca la permanenza ai play out con l'Adrano. Il “Rizzo” si riempie con 4000 tifosi. Finisce 3-3 con i rossoblù che si ritrovano in Eccellenza ma solo per qualche mese perché verranno ripescati in D. La stagione successiva, quella ‘06-‘07, èquella della retrocessione, la prima sul campo, in Eccellenza con alla guida Stancato. Il resto è storia d'oggi. Un lungo declino, conclusosi con la scomparsa per la mancata iscrizione.