ROCCELA JONICA – Una palla lisciata in pieno arrembaggio da Romeo, uno degli uomini migliori tra i locali sul finire, è l’emblema del torneo del Roccella che ha clamorosamente sciupato una grande occasione per vincerlo sperperando i vantaggi nello spazio di due mesi, ma soprattutto nelle ultime tre giornate. Nessuno esente da colpe, eccetto uno. In primis il tecnico: il Roccella difficilmente ha divertito anche quando era capolista solitario, anche contro squadre giovani e di gran lunga inferiori nel bagaglio tecnico. Al Roccella, tra l’altro, finché è stato concesso di giocare ha fatto la voce grossa poi nel momento in cui i giochi sono diventati duri, la formazione giovane, ma fatta di brave individualità, si è subito disciolta. Il pubblico, spesso silente o indifferente con il Roccella nel cuore ma desideroso di vedere anche una squadra con più giocatori locali e non solo forestieri o “mercenari”, come spesso apostrofato in tributo. E poi, lo staff tecnico. Negli ultimi dieci anni non è riuscito a far emergere non più di quattro e cinque validi elementi presto arenatisi nella categoria o in quelle immediatamente inferiori. Ancora: gli arbitri che in questo finale hanno di fatto affossato il Roccella. Caso eclatante anche l’ultimo rigore non concesso al 37’ pt per un notabile fallo di mani in area, dopo averne fischiati una infinità. Unico esente da colpe è il patron, Achille Giannitti. Un “Presidente” che abbiamo fotografato nella classica posa da paciere e dispensatore di bon ton, pure troppo in un calcio che ringhia sempre di più ed è sempre meno bello, sano e tecnico. Un Presidente che “…nel bene e nel male - come riportava uno striscione campeggiante in gradinata - deve continuare”, per non rischiare la morte del calcio a Roccella. 
LA CRONACA. Già al 3’ Libri G. manda a lato. Al 20’ in contropiede punge la Melitese prima con Savino e poi al 22’ con Romeo. Il Roccella è sbilanciato e rischia dietro. Al 24’ ci prova Calabrese ma è impreciso al tiro. Al 37’ tutti vedono un calcio di rigore, eccetto l’arbitro. Eppure, falli di mano ne aveva fischiati anche in palle sfiorate e involontarie, ovunque e per chiunque. Al 39’ il Roccella per nulla avvilito è sempre in avanti e in uno de rari colpi di testa, anche il solitario in avanti, Moio, fa gridare al gol. Il tempo per Savino su una ripartenza di presentarsi davanti a Carlino e fallire, che subito arriva la risposta sull’altro fronte con Sgambelluri e Cagliuso, che da pochi passi mandano fuori. Insomma, il Roccella meriterebbe non una sola segnatura solo nella prima frazione. Il secondo tempo è dominato dalla squadra di casa: Moio di testa dopo 2 minuti e Calabrese al tiro dalla lunga distanza dopo 5 riaprono le danze ma a ballare di paura è anche Carlino, su una corsa defilata di Tripodi che fa tutto bene eccetto il tiro finale di poco a lato. Il gol dei locali, finalmente, arriva dopo una bella triangolazione in mezzo al campo: palla verticale filtrante per Moio che fa secco Minniti in disperata uscita. Torna l’entusiasmo: sarà da lì in avanti un monologo del Roccella. Tra le decine di occasioni, riportiamo solo tre, per brevità: al 18’ girata di Cagliuso da sette metri ribattuta; al 32’ palla d’un soffio alta di Calabrese; nel forcing finale, al 36°, la staffilata di Cagliuso da venti metri parata in volo plastico da Minniti. Assenze pesanti nel Roccella e proprio di quegli uomini d’esperienza che avrebbero fatto la differenza: Parrotta, Zerbi, Maida, Libri D. e anche preferiamo di Sainato (pur se ha giocato solo cinque minuti). Condizioni psicologiche molto dissimili e gioco lungamente spezzettato sono stati due fattori che hanno influito parecchio e rappresentano altre attenuanti per Calabrese e compagni, costretti a recuperare uno 0-2 rimediato in un finale sventurato a campo invertito.