
L’intervista al tecnico della settimana questa volta l’abbiamo voluta riservare al tecnico di Bagnara Carmelo De Leo, classe 1968, attualmente in forza alla scuola calcio Pro Bagnara. Un passato importante in squadre come Bagnarese, Polistena e Palmese, tra i campi di Interregionale, Eccellenza e Promozione. Si è fatto apprezzare soprattutto come tecnico: preparato e meticoloso, ha sempre ottenuto ottimi risultati, soprattutto con l’Eufemiese, piazzandosi sempre nei primi posti
Mister non le manca allenare una prima squadra? A dire il vero no, mi appassiona molto di più lavorare con le scuole calcio, anche se ho avuto delle belle soddisfazioni con i grandi. E’ bello soddisfare la voglia di imparare dei piccoli campioni, vederli crescere calcisticamente e non solo.
Se si presentasse l’opportunità tornerebbe su una panchina di Eccellenza o Promozione?
Se c’è un progetto serio di una società seria, che mi lasci lavorare credendo in pieno nelle mie capacità potrei tornare. Quando allenavo a Sant’Eufemia, c’erano tutte le condizioni, ho trovato un ambiente perfetto per quel che mi riguarda. Mi facevano lavorare con serenità, facevo tutto io, sceglievo i calciatori gestivo la preparazione e senza il bisogno di preparatori o di secondi. Mi piaceva fare cosi. Se c’è una squadra che mi fa lavorare in questo senso, potrei prendere in considerazione l’idea di tornare.
Ora come vengono costruite le squadre?
Sento i miei colleghi dire, che a fare la squadra sono i presidenti e tu poi vai e fai l’allenatore. A me questo non piace, l’allenatore non deve solo coprire un ruolo. Sono uno cocciuto, queste cose non mi stanno bene, e per questo ho preferito stare fermo.
In che direzione va l’allenatore calabrese?
Bisogna creare una nuova mentalità, ed una diversa cultura tra agli allenatori calabresi, è un obiettivo che mi sono ripromesso di centrare e che, fortunatamente, con la gestione Pilato dell'AIAC Calabria sembra si possa concretizzare. Vedere le potenzialità di molti bravi allenatori calabresi non sfruttate, mi dispiace. Manca una cultura generale. Noi allenatori siamo i primi a creare difficoltà ad arbitri giovani, e non gli permettiamo di crescere per il nostro atteggiamento sbagliato. Ci sono anche molti allenatori giovani in gamba, ma che purtroppo non trovano spazio, nel settore serve anche un cambio generazionale importante. Anche io che ho 45 anni sono quasi da considerare vecchio. Sono tutti argomenti che stiamo cercando di mettere in campo con l’AIACC e spero che presto trovino una soluzione. Ci stiamo lavorando sopra, sia con Pilato che con Mommo Mesiti che ha creato anche un buon movimento a livello provinciale. Organizziamo sempre appuntamenti, aggiornamenti, seminari, ma ci vorrà tempo, la collaborazione, e l’abnegazione di tutti. Le rivoluzioni non si fanno in un giorno.