In collaborazione con l’AIAC Calabria, questa settimana intervistiamo Tortelli, protagonista questa stagione al Montalto, anche se la sua avventura dura poco. A dicembre decide di tornare in panchina a qualche anno di distanza dall’ultima esperienza all’Interpiana, accettando la corte di De Caro, ma dopo un mese le strade già si separano. Difficile dare le responsabilità al tecnico, visto il poco tempo avuto. Resta il fatto che con il senno di poi forse non rifarebbe quella scelta. “Ho accettato più di pancia che di testa. Ho peccato di presunzione. Mi sono sopravvalutato, pensando di poter far bene – ci dichiara il mister al giornale - Sono abituato a lavorare con presidenti come Foti o Pagliuso che capiscono di calcio, mentre li ho incontrato una dirigenza “particolare”. Ho fatto molta fatica. A ripensari, diciamo che avrei dovuto pensare più a preparare chi andava in tribuna, invece dei ragazzi.” Sostituisce Giugno, esonerato con troppa fretta da De Caro, e i giocatori forse ancora legati, non facilitano il lavoro dell’allenatore. “Qualcuno non si è comportato bene in tal senso. I giocatori devono sempre seguire le disposizioni della società. Ho trovato un po’ di non coerenza. Io sicuramente ho le mie colpe, ma altri devono assumersi le loro. Però sono tranquillo, perché sono uscito bene, in quanto ho sempre dato il massimo, altri no.”
Bresciano di nascita, è tra gli allenatori più preparati del palcoscenicob non solo calabrese, ma anche nazionale. Vanta un curriculum di tutto rispetto sia come giocatore che allenatore. Da calciatore ricopre il ruolo di terzino. Cresce nel Brescia, dove fa tutta la trafila delle giovanili, esordendo in Serie B a Catania, quando l’allora allenatore Angelillo (per chi non lo ricorda vanta il record di gol segnati in un solo torneo di serie A, 33 gol con l’Inter) lo scelse. Fa compagnia in quegli anni a calciatori come Beccalossi, Cagni o Altobelli. “Squadra di campioni. Gente che nel calcio è stata un valore assoluto. Ho un bel ricordo di quel periodo, anche perché mi riporta alla mia infanzia calcistica, in quanto ho vestito quei colori dai 12 anni, facendo tutto il settore giovanile.” Terminata l’esperienza nella squadra della sua città, viene acquistato dal Cosenza, giocandoci 4 anni e cui seguirà un girovagare tra molte compagini del sud. “Ho fatto un bel giro, tra Messina, Ancona, Casertana, Barletta.” Appese le scarpe al chiodo, decide di prendersi il patentino di allenatore, ricoprendo anche ruoli importanti come quello nel settore giovanile della Reggina o del Cosenza, formando calciatori che ancora adesso non si dimenticano di lui, tanto che ci dichiara a proposito: “penso di aver lasciato un buon ricordo in molti giovani che ho allenato. Ragazzi adesso 25enni o più e che ancora mi chiamano per chiedermi consigli, non solo tattici, ma anche per scelte importanti della loro carriera.” Giovani, che soprattutto a livello dilettantistico, e specialmente in Calabria sembrano avere delle difficoltà ad esplodere. Gli chiediamo se è un problema di regolamenti, di allenatori poco preparati o delle società che investono poco nella categoria dei ragazzi. “Innanzitutto la questione under secondo me – ci dice – deve essere rivista. Non è possibile che finché sono under giocano e poi no. Inoltre bisogna tutelarli questi ragazzi, che per seguire il pallone trascurano la scuola e poi a fine anno vengono bocciati. Hanno impegni anche gravosi, come il doppio allenamento il mercoledi o la rifinitura di sabato, a cui sono obbligati ad andarci. In questo contesto, noi allenatori possiamo avere delle colpe. - Continua affermando il mister - "inoltre, io che provengo dal lavoro del settore giovanile, so che i ragazzi hanno bisogno di lavorare sulla tecnica individuale oltre che corale. Mentre molti miei colleghi, pensando più vincere, mettono da parte l’interesse del giovane. E facendo così si sbaglia due volte, perché la sua crescita calcistica andrebbe a giovare anche al tecnico stesso, considerando che ogni allenatore ha in rosa almeno 10 ragazzi e più.” Capitolo società: “Per quanto riguarda le società, anche da questo punto di vista, penso sia importante che rivolgano una parte degli investimenti sui settori giovanili. Per fare ciò però bisogna assumere istruttori, che si concentrino solo su quel lavoro. A lungo andare avranno un vantaggio. I giovani devono essere preparati poi non solo sul piano calcistico, ma anche umano. Nelle spiegazioni di tattica individuale, per esempio, molti non riescono a stare attenti e concentrati, non essendo stati abituati a lavorare sulla testa, mentre in campo sono pronti ad andare a mille, perché fisicamente preparati bene.”
Restando sul tema allenatori, un problema che ricorre spesso, specialmente nelle categorie inferiori, è la mancanza di tecnici preparati, o qualificati per farlo. “Molte società per risparmiare sui costi, o per altri motivi, fanno scelte poco oculate, prendendo allenatori senza patentino. Per la lotta all’abusivismo credo che l’AIAC sia da sempre impegnata a combatterla. Diciamo che ultimamente si è intensificata, con i tanti corsi che si stanno facendo. Con Pilato ho avuto modo di confrontarmi ed ho visto in lui molta attività e gran impegno. Ha un gran compito da svolgere e credo si stia dando molto da fare. Invito i giovani aspiranti allenatori ad iscriversi tranquillamente a questa associazione, perché c’è voglia di fare le cose per bene”.
Infine, l’intervista torna sul calcio giocato. Campionati che stanno per volgere al termine. Con poche partite alla fine si può fare un’analisi attenta di quanto fatto dalle calabresi in D, torneo in cui Tortelli sia per gioco forza, sia perché l’ha visto quasi sempre protagonista, ha seguito molto. “Il Cosenza è andato molto bene. Nonostante molte vicissitudini societarie che potevano dare problemi. Purtroppo ha avuto la sfortuna di trovare un Messina coriaceo, che ha fatto gran risultati, anche perché ha dietro un gran società. La Vibonese, invece, ultimamente è in ripresa. Ha compiuto un bel balzo in classifica, soprattutto dopo la vittoria contro il Cosenza. Adesso ha un calendario favorevole nell’ultima parte di stagione. Più faticoso il percorso del Sambiase. Ancora è impantanato nella lotta play-out e deve stare attento alle ultime giornate, in cui si verificano sempre partite strane.” Aggiunge infine: “campionato falsato da Acireale e Nissa, quasi mai in lotta per evitare la retrocessione. Forse solo l’Acireale all’inizio ha giocato, ottenendo anche punti importanti in campi ostici. Poi però il collasso societario ha condizionato l’andamento, che è ricaduto come normale sull’impegno dei giocatori.” Serie D che il prossimo anno vedrà la Nuova Gioiese tra le partecipanti. Oramai mancano pochi punti per la matematica promozione. “Credo siano la rivelazione dell’Eccellenza. Sono stati in testa tutto l’anno. Li ho visti giocare una volta e dico che fanno buon calcio. Ho seguito molto il Rende, essendo di questa zona. Ma mi è piaciuto molto il Guardavalle, adesso 3°. Anche Roccella dell’amico Ferraro, con cui ho avuto a che fare nel settore giovanile della Reggina, sta andando molto bene.” Eccellenza che chissà potrebbe vederlo protagonista. “Un campionato che non ho mai fatto, e in cui oltre che allenatori, bisogna avere tante virtù. Bisogna vedere, non ho un gran esperienza di questa categoria. Non conosco neanche i giocatori.” Serie D oppure Eccellenza questo non si sa, però una cosa è certa, rivedremo presto mister Tortelli in panchina. “L’intenzione è di tornare sin dal prossima stagione. Anche perché in tutta la mia vita ho sempre fatto questo. Cioè occuparmi di calcio. Poi la mia età mi dice che ho ancora molti anni in questo mondo”