Intervista a Mimmo Romano: "Cerco persone che vogliono fare calcio seriamente"
Intervista a Mimmo Romano: "Cerco persone che vogliono fare calcio seriamente"

Il San Calogero del dopo Mimmo Romano sta pagando caro la rinuncia al navigato mister, dopo che lo stesso per poco stava riportando la compagine vibonese in Eccellenza, mancando l'obiettivo solo in finale playoff, anche se un eventuale successo, nel famoso incontro della sua squadra sul campo di Bocale, non sarebbe servito a nulla (per via della regola che blocca le promozioni se scendono più di 2 squadre dalla D). Sembra passata un eternità da quando la matricola terribile spadroneggiava in tutti i campi della Promozione. Sono trascorsi solo un paio di mesi, ed ancora ci si chiede il motivo di questa separazione. "Ancora oggi non ho capito il motivo. Evidentemente con la società non ci siamo capiti. Hanno temporeggiato la decisione sulla mia situazione, tenendomi in sospeso fino ad agosto. Io nel frattempo avevo rinunciato ad altre piazze. Poi mi hanno mandato via". Dopo tanti anni è costretto ad abbandonare la squadra del suo paese e la sua delusione è evidente, lo si intuisce dalle sue dichiarazioni rilasciate intervenendo al nostro giornale. Non vuole parlare dell’attuale San Calogero, società in cui ci è entrato tanti anni fa, come allenatore in seconda, portato da Massimo Mirabello, in quella che viene ricordata come la squadra dei miracoli. Era la squadra di Maglione, Scalzo e tanti altri gran giocatori che conquistarono l’Eccellenza, però a cui si susseguì il fallimento. “Forse avevamo preso tutto con troppo entusiasmo e siamo falliti. Mi son ritrovato a quel punto a prendere la squadra e ripartire dalla seconda categoria. In pochi anni abbiamo realizzato una scalata che ci porta in promozione, vincendo la seconda categoria e due anni fa la prima. L’anno scorso abbiamo fatto un campionato eccezionale, al di sopra delle aspettative. Il piano della società era di salvarci, ma a metà campionato ci ritroviamo al primo posto, vincendo il cosiddetto titolo d’inverno. Il girone di ritorno è più complicato, ed anche a causa di qualche infortunio di troppo siamo calati. Comunque abbiamo finito la stagione in zona playoff e con l’imbattibilità casalinga, dando filo da torcere a squadre più attrezzate di noi, come il Catona o ReggioSud. Ai playoff ci presentiamo in condizioni precarie. Nonostante ciò giochiamo alla grande e vincamo la semifinale. Nel ritorno della finale andiamo a Bocale sapendo già che vincere o perdere non avrebbe cambiato niente, visto il blocco delle promozioni. Sarà la mancanza di pressione, ma facciamo la partita perfetta, almeno fino a fine primo tempo, quando andiamo in vantaggio. Il Bocale ci accusa di aver segnato con un loro giocatore a terra. Ne nasce un brutto scontro tra giocatori. Resta il fatto che ripartito il gioco li facciamo segnare. A fine primo tempo, vedendo i miei giocatori nervosi e non volendo che la situazione peggiorasse abbiamo deciso con la società di non ripresentarci in campo. Non serve vincere solo tramite minacce. Se diamo il meglio e perdiamo, allora complimenti ai vincitori. Ma in quel modo non andava bene”. Adesso il Prof. Romano le partite le guarda dalle tribune ma non nega un suo possibile ritorno in panchina. “Sinceramente la cosa mi manca un po’. Dopo tanti anni non essere più a contatto diretto con giocatori, o le domeniche passate nei campi mi manca. Ma credo che può fare bene anche per riflettere in quello che hai fatto, e trovare nuovi stimoli che servano per le nuove esperienze. Ho avuto tante possibilità, con tante squadre che mi cercavano. Ma io cerco persone che vogliono fare calcio seriamente. Guardo molto il progetto. Faccio l’insegnante quindi non mi serve un lavoro. Per ributtarmi in questo mondo ho bisogno delle giuste motivazioni.”
Nel frattempo, però, il Professore fa parte della delegazione Vibonese dell’AIAC, che da pochi mesi ha iniziato un nuovo corso: “Sono un amico del Presidente Pilato. Credo che l’AIAC stia lavorando bene. Lui sa come la penso. Nel Comitato della nostra provincia abbiamo lottato molto, riuscendo a creare un bel gruppo di 70/80 allenatori, intenzionati a lavorare per migliorare il nostro ambito. Per prima cosa vogliamo combattere contro gli pseudo allenatori. E’ umiliante vedere in alcuni casi che chi va in panchina non è abilitato a farlo, e ricorre al trucco di mettere un altro in distinta. Ma più vergognoso è soprattutto per chi presta il nome, facendolo solo per guadagnare cifre irrisorie e venendo meno a valori come lo dovrebbero essere in questo sport.”
Il lavoro che insieme a tanti altri allenatori fa è concentrato anche sul settore giovanile, perché è dai giovani che si può costruire un futuro. "Sono convinto che un motivo della carenza di  giovani di qualità sia anche la scarsa preparazione degli allenatori, oltre alla mancanza strutture. In molti si avventurano senza essere abilitati. Se i ragazzi non sono formati come si deve, arrivano ad una certa età senza avere nulla. Ci sono tante persone che si spacciano per tali, solo perché si sentono vicini al presidente. Noi, l’anno scorso avevamo un ottimo organico, con persone specializzate. La nostra Under era prima in classifica, giocando contro i vivai di squadre come Gioiese, Palmese ecc.”
“Io ci tengo molto ai giovani, questo lo voglio mettere in chiaro – conclude l’allenatore -  Ho lavorato sempre con giovani, ma soprattutto con giovani locali. In un periodo che si preferiva importare da paesi limitrofi, invece di lavorare sui nostri ragazzi. Ho fatto debuttare under ancora prima dell’età giusta. Ragazzi di 15 anni, che ancora oggi stanno giocando nel San Calogero. Resto comunque contrario alla regola attuale. E’ sbagliata perché penalizza i calciatori stessi. Per me un giovane gioca solo se ha qualità. In alcune occasioni ne ho schierati 5, perché chi merita gioca.”