
Ormai sembra essere diventata, negativamente, la moda del momento. Stiamo parlando dei cori razzisti e dei tristemente famosi "buh" discriminatori emessi contro giocatori stranieri, principalmente di colore. Da inizio anno sono stati bersaglio giocatori famosi e del calibro internazionale perchè giocano nel massimo campionato di calcio italiano, come Boateng e Ibarbo, e questi casi hanno destato enorme clamore, come è giusto che sia. E allora, che cosa dovrebbero destare se cori razzisti vengono emessi duranti una partita di ragazzini, se non indignazione? E se nel primo caso sono messi sotto accusa tifosi o pseudo-tifosi, mentre nel secondo caso sono genitori che assistono alla gara? Basta la sola vergona? Eppure è così.
Questo è quanto tristemente successo durante la gara Giovanile Amiata - Albinia valida per il campionato provinciale Allievi toscano, dove sono impegnati ragazzi del 1996 e del 1997. Sugli spalti, i tifosi in tribuna, probabilmente genitori, dato che di veri e propri tifosi in queste categorie non sono presenti, durante la gara riescono a manifestare "espressioni discriminatorie" (come riporta il quotidiano la Nazione) ogni qual volta un giocatore straniero della squadra avversaria, tocca il pallone. Semplice emulazione? Molto probabilmente sì. Ignoranza? Sicuramente sì. Mancanza di cultura sportiva? Assolutamente sì.
Purtroppo fin quando i veri valori dello sport non entreranno a far parte di ogni singolo individuo, la tolleranza, la fraternità, la cultura della sconfitta non potrà mai essere capita e condivisa, e resteremo sempre indietro rispetto ad altre nazioni dove il calcio, o lo sport in generale, è vissuta come svago, divertimento, benessere, e non solo e sempre come agonismo, sopraffazione e quanto altro di negativo apprendiamo quotidianamente.