Riceviamo e pubblichiamo
Agli organi federali della Lega Nazionale Dilettanti ed agli addetti ai lavori pongo alcune mie riflessioni quali spunto per una discussione aperta e proficua su quello che é oggi il Dilettantismo in Italia, soprattutto a livello di serie D, e quali proposte portare avanti per superare le tante criticità esistenti, che minano il futuro di questa importante categoria calcistica che, almeno in teoria, dovrebbe rappresentare la fucina per i campionati professionistici, che dal dilettantismo dovrebbero attingere i giovani migliori per proiettarli nello scenario professionistico.
Andando nello specifico sintetizzo le criticità più evidenti con le quali in tutti questi anni abbiamo avuto modo di misurarci.
In primo luogo l'argomento che reputo molto serio sul quale soffermarci e' quello dei cosiddetti rimborsi spesa, anche alla luce delle recenti disposizioni che estendono dalla serie D alle categorie dilettantistiche minori l'obbligo perentorio di allegare alla domanda di iscrizione ai campionati la liberatoria economica di tutti i calciatori in organico oltre al mister e quant'altro.
Fare di tutto per imporre anche alle società dilettantistiche una gestione ordinata delle spese e dei costi di gestione é senza dubbio una azione utile e condivisibile.
Bisognerebbe però riportare il calcio dilettantistico a quella che è la sua Mission di fondo, ovvero farlo diventare fucina per la crescita dei giovani calciatori sotto i diversi aspetti, non solo di carattere tecnico ed atletico, ma anche formativo.
Faccio questa affermazione nel convincimento che la pratica sportiva del calcio debba servire ai giovani per acquisire importanti nozioni di carattere etico, tra queste la lealtà, il rispetto delle regole, il rispetto per gli avversari e le terne arbitrali. In pratica un adolescente che si avvicina al calcio dilettantistico deve essere consapevole di dover intraprendere un percorso formativo, importantissimo per la sua formazione sportiva, caratteriale ed anche umana.
Se la mission del dilettantismo deve essere tale, bisogna disciplinare bene ogni singolo aspetto, a partire da quello economico legato ai rimborsi. Oggi purtroppo nei campionati dilettantistici non vince chi lavora con maggiore serietà e competenza, ma i fatti ci insegnano che chi più spende, paradossalmente, più vince..
Ecco, quindi, la necessità di agire tempestivamente in questa direzione e porre per ogni singola categoria dei tetti di spesa sui contratti, al fine di limitare la corsa ai più prezzolati.
Bisogna porre l'obbligo a tutte le società dilettantistiche di redigere un codice etico e disciplinare, in assenza del quale non potersi iscrivere al campionato. Da ciò l'obbligo nel redigere i contratti di dover indicare non solo l'importo annuo condiviso a mo' di rimborso spese, ma specificare come verrà ad articolarsi il rimborso, quali gli obiettivi da raggiungere, quale il tetto minimo di rimborso spesa annuale, quale la parte premiante, quali le sanzioni economiche in caso di violazione del codice etico disciplinare. Qualcuno potrà dirmi ma si.... queste cose esistono gia'... Non e' assolutamente vero, esistono..ma solo in teoria in pratica queste non sono prassi vincolanti per le società. A queste morme ottemperano oggi solo in pochi, anche se trattasi di norme che potrebbero valere alle società qualora il calciatore dovesse aprire una vertenza economica, consentendo alla societa' di poter controdedurre a livello di collegio arbitrale e Procura Federale adducendo le proprie ragioni, che ovviamente dovranno essere seriamente argomentate. Allo stato attuale le società in assenza di una disciplina contrattuale regolamentata in modo rigido continueranno ad essere sempre soccombenti, senza se e senza ma, costrette a pagare anche al calciatore indisciplinato l'intera somma pattuita in contratto.
Opportuno inoltre porre un limite all'utilizzo dei calciatori stranieri, se veramente lavoriamo per fare crescere talenti nostri che dovranno in futuro irrobustire gli organici delle società professionistiche e alimentare adeguatamente la nostra Nazionale di calcio che oggi stenta a selezionare giovani talenti.
In serie D le cose si complicano ulteriormente, ed ecco che in questa categoria, che ospita frequentemente le nobili decadute del calcio professionistico, si affacciano puntualmente imprenditori in cerca di fama ed anche spregiudicati faccendieri, con la conseguenza che il mercato viene dopato da queste presenze, con conseguente lievitazione significativa dei costi di gestione, cosa che crea enormi discrepanze tra le società, tenuto conto del momento difficile che attraversa la nostra economia, che inevitabilmente ha le sue ripercussioni negative sulla maggior parte delle società dilettantistiche.
A maggior ragione in serie D tornerebbero molto utili i tetti di spesa a livello contrattuale, facendo piazza pulita dei cosiddetti procuratori sportivi, che tutto sono tranne che quello per cui si spacciano.
Bisogna impedire a gente improvvisata di immettersi nel mondo del dilettantismo per lucrare soldi sulle spalle degli ignari ragazzi, che da questa gente non trae alcuna tutela, una volta intascata la loro parcella questo pseudo procuratori spariscono dalla circolazione, facendo così lievitare di molto i costi di gestione delle società'.
Nei dilettanti i procuratori sportivi non servono, le società debbono lavorare di piu' sui settori giovanili e puntare all'acquisizione, senza mediazioni di sorta, di ragazzi con maggiori contenuti tecnico atletici, da valorizzare in società più ambiziose.
Anche in D è necessario porre limiti precisi all'utilizzo dei calciatori stranieri, extracomunitari e comunitari.
Indispensabile infine togliere le gare di serie D dalle scommesse sportive per limitare le frodi sportive che danneggiano le società più corrette, oltre a spingere i ragazzi più fragili ad offrirsi ai corruttori di turno!
Indispensabile togliere subito il balzello dei fuori quota, che si è rivelato inutile, e per certi versi anche dannoso per i ragazzi, i quali trovano spazio fintanto che le società sono soggette all'obbligo, finito il quale vanno avanti solo i migliori.
D'altronde se una società dispone di un fuori quota di valore lo utilizza e fa accomodare in panchina l'over.
Teniamo presente che il Barcellona in Champion League ha utilizzato due under come titolari, perché erano dei talenti.
Bisogna rivedere il meccanismo dei contributi alle società Professionistiche, limitandoli, per drenare buona parte delle risorse economiche disponibili per l'universo dei dilettanti, che oggi langue in parecchie latitudini.
La Juniores Nazionale per le squadre di serie D, così come é concepita, comporta costi difficilmente sostenibili, al riguardo preciso ad esempio che una società calabrese di serie D girone I mensilmente e' obbligata a sostenere trasferte lunghissime in Basilicata, Campania e Puglia con oneri eccessivi per mezzi di trasporto dei ragazzi, pernottamento e vitto.
Anche i costi per l'iscrizione ai campionati di Eccellenza, e soprattutto di serie D, andrebbero rimodulati in ribasso perché eccessivi. Per iscriversi al campionato di serie D occorrono ben 52 Mila Euro cash. Cifra effettivamente abbastanza alta ai tempi di oggi, post covid.
Penso di non aver scoperto l'acqua calda. Senza dubbio questi sono argomenti di ogni giorno per noi addetti ai lavori, ma voglio augurarmi che in un immediato futuro non rimangano solo chiacchiere al vento.
Dott. Francesco De Matteis
Vice Presidente Cittanova Calcio