Lo stupore nasce dentro un’incompiuta. E’ un assolato pomeriggio di questa primavera perenne che accarezza la Calabria ed allo stadio-cantiere (fermo) “Dicone”, di Caulonia, insieme alla gioia dei ragazzi delle giovanili, rotola in forma di pallone il sogno di un ragazzo che il 17 maggio compirà vent’anni.
Se tutto potrebbe sembrare normale basta fermarsi un attimo, perché questo sognatore con la cresta alla Pogba, in omaggio al giocatore preferito della squadra del cuore, non è “uno dei tanti”, lui è Issa Sanogo e viene dalla repubblica del Mali.
Issa fino a un certo punto vive una vita normale nonostante le difficoltà ed inizia a giocare a calcio nell’A.C. Djoliba. In seguito, come normalmente accade, specie in Stati depressi, la famiglia si trasferisce in Libia e da qui tutto cambia.
Se infatti la prospettiva della migrazione era quella di migliorare la condizione economica familiare, i fatti, purtroppo, hanno raccontato il dramma di un poco più che bambino rimasto senza affetti a causa violenza cieca dell’uomo che ha colpito la famiglia Sanogo di cui resta l’unico “rappresentante”. Issa non puà fare altro che scappare solcando quel mar Mediterraneo germoglio o termine di speranze fino alla terra promessa che, per lui ed i compagni di traversata, prende le sembianze di Taranto.
Da qui Issa inizia un viaggio che via, Foggia, lo porta a Caulonia nell’ambito dei progetti di accoglienza ed è qui che questo ragazzo alto 1.76 cm dal fisico acerbo ritrova un po’ di serenità e la voglia di inseguire il pallone.
Le sue giornate trascorrono alla mattina con tanta corsa sulla spiaggia per potenziare un fisico che aspetta di essere modellato da preparatori esperti, al pomeriggio, invece, va in scena il vero spettacolo attraverso esercitazioni di tecnica con quel pallone che vorrebbe far diventare la sua vita nel Paese che lo ha accolto, facendo un occhiolino alla Francia (terra della sua lingua madre).
Tra un palleggio e l’altro, infatti, Issa ci racconta di essere un centrocampista universale con attitudine offensiva e che non disdegnerebbe, anche, la carriera di allenatore perché è consapevole che attraverso il calcio potrebbe essere d’aiuto nel suo Paese d’origine dove spesso è proprio lo sport ancora di salvezza e riscatto.
Questa, in breve, è la storia, che a giugno vedrà l’epilogo del progetto di accoglienza, di un ragazzo color ebano con un educazione fuori dal comune, che cerca, con il suo piede destro, di prendere a calci una vita che dopo tanta sofferenza meriterebbe di non restare incompiuta coronandosi magari con una maglia da calcio sulla quale, ad altezza delle spalle, sarebbe bello vedere la scritta Sanogo.
P.S. Grazie ad Ilario Balì per la collaborazione.