Nel dolore di una finale persa in casa, l’AC Locri 1909 ha ritrovato la sua dignità.
Nel dolore di una finale persa in casa, l’AC Locri 1909 ha ritrovato la sua dignità.

Può sembrare paradossale, ma le lacrime di una città ferita e di giocatori forse “caduti” più per la pressione che per gli avversari, della Reggiomediterranea artefici di una partita impeccabile su un campo infuocato (complimenti per questo a mister Crupi), hanno restituito luce e forza a uno dei sodalizi più antichi della Calabria.

La Locri calcistica per tanto tempo è rimasta legata a una sfida maledetta che con lo sport ha avuto poco a che fare. Oggi questo Locri rinato può “battere le ali” a testa alta, grazie a un risultato, per quanto negativo, figlio assolutamente di un campo che non solo ha lasciato attoniti i 2000 e rotti sostenitori, ma tutti coloro che hanno calpestato il terreno del Comunale nutrendo l'essenza del calcio anche se nella parte più triste della sua declinazione.

Locri si è confermata unita davanti la sua creatura preferita. Un pubblico costante sia come numeri che come voci, un pubblico non diviso in “guelfi o ghibellini”, spettatori provenienti da tutti i paesi limitrofi, inclusi “nemici” storici, una squadra che ha sudato per 31 partite che ha fatto vibrare una comunità che negli applausi seguiti all’amaro calice ha dimostrato quanto servisse soltanto una cosa per ripartire: passione vera e voglia di giocare alla pari con tutti.

Da domenica però Locri, intesa come tutto ciò che è realtà positiva, ha una responsabilità in più! Locri deve difendere la sua creatura per evitare di cadere in vizi del passato, perché le atmosfere positive prescindono dalla categoria e disperdere la seconda possibilità data all’amata creatura sarebbe di una gravità assoluta che nessuna lacrima, per altre cadute più o meno sportive, potrebbe lavare.