Rischiava di essere l’ennesima occasione persa, un altro capitolo da aggiungere al libro nero di una stagione che sembrava segnata e che ora improvvisamente torna ad avere senso.
La Reggina, all’ultimo respiro, batte il Melfi e si rilancia prepotentemente nella corsa ad un posto nei play out.
Una vittoria che non azzera i limiti di una squadra che continua da averne, ma che serve a dire che, soprattuto nello spirito, è viva e in Lega Pro questo conta più che in altre categorie.
La vittoria di Aversa non è rimasta un episodio isolato, come non lo è l’amarezza per le trasferte calabresi degli avversari. sempre sconfitti al cospetto di formazioni corregionali degli amaranto.
LA PARTITA -
Alberti conferma la squadra che ha vinto al Bisceglia con il solo cambiamento derivante dall’infortunio di Aronica e dall’innesto di Ungaro.
Davanti c’è un Melfi che propone un centrocampo a rombo, merce rara in una categoria dove la qualità e i trequartisti latitano. Ad agire dietro le punte, con il numero dieci sulle spalle, è Nappello.
Ne viene fuori una partita equilibrata, dove la tranquillità degli ospiti e l’acqua alla gola dei padroni di casa non lasciano intravedere grosse differenze in campo.
Il predominio e le occasioni migliori sono amaranto, ma la Reggina è costretta a pagare dazio alla poca concretezza.
Tra i più attivi c’è Insigne ed è da uno scambio con lui che Salandria si libera in area e da buona posizione chiama ad un’impegnativa respinta il portiere Perina.
La chance per il Melfi c’è ed è anche abbastanza ghiotta: una mischia in area porta Tortori a due metri dalla porta, ma la mira dell’attaccante è totalmente da rivedere.
Nel finale di tempo Insigne scatta sul filo del fuorigioco e dopo aver aggirato il portiere avversario, a porta sguarnita, calcia debolmente favorendo il salvataggio sulla linea della difesa’lucana.
La scena si ripete in avvio di ripresa quando è Viola a saltare Perina, ma dopo essersi girato non trova lo specchio.
Al 58′ il Melfi trova l’episodio favorevole: cross da sinistra, Kovacsik esce male (forse ostacolato fallosamente), la palla resta in area e Agnello deve solo depositare il pallone in rete.
Un vantaggio immeritato per una squadra che ha fatto poco come quella in maglia verde, uno svantaggio meritato per un’altra vittima dei propri errori e incapace di sfruttare a dovere le occasioni concesse
Al 61′ l’occasione buona la ha Armellino, ma apre troppo il destro al momento di calciare un vero e proprio rigore in movimento.
Sembra tutto perduto, ma al 65′ arriva il pareggio: Viola premia l’incursione di Mamone sull’out di destra dell’area che crossa per il tuffo vincente dello stesso Armellino.
Il Granillo, lontano dall’ospitare i diecimila spettatori agognati, si infiamma. La partita diventa quasi isterica, la confusione regna sovrana e i dettami tacci vanno in secondo ordine rispetto ad un pallone che schizza impazzito senza regola alcuna da una parte all’altra.
A dieci minuti dal novantesimo la grande occasione per il sorpasso: Insigne fugge a tutta la difesa avversaria, si presenta solo davanti al portiere Perina e, da posizione defilata, conclude centralmente col destro favorendo la chiusura dello specchio operata dall’estremo difensore avversario.
La Reggina si mangia le mani anche per la colossale occasione divorata da Balistreri, lanciato da Armellino in profondità, che in solitudine calcia come peggio non potrebbe tra le braccia del portiere avversario.
Al 93′ un lampo nella disperazione per l’ennesima occasione persa che cominciava ad affiorare: lancio di Di Lorenzo da quaranta metri, torre dello stesso Balistreri e sul secondo palo piatto vincente di Di Michele. Il Granillo può esplodere.
fonte strill.it