Realizzando la rete del 3-2 sul Bocale, decisiva per la vittoria, la sua squadra raggiunge una salvezza, che poteva sembrare irraggiungibile per come si erano messe le cose ad inizio campionato. Dopo le prime 9 giornate il San Lucido vantava un record negativo di un solo punto ed 8 sconfitte. Ma Alessandro Amendola e compagni, tra mille difficoltà, grazie anche alla guida di un allenatore emergente come Carnevale, vincendo domenica ottengono un risultato, in cui pochi addetti ai lavori credevano. “E’ stata un’impresa - esordisce Amendola – Per di più compiuta senza un campo dove giocare, a causa dell’indisponibilità del nostro. E considerando che il bottino principale alla fine lo fai sempre in casa, partivamo con un handicap enorme.” Infatti la sua squadra ha disputato tutta la stagione in trasferta, dovendosi spostare anche per gli allenamenti. Questione stadio che durante l’anno ha visto varie vicissitudini alternarsi, diventando quasi una telenovelas. “Ogni settimana giravano voci che finalmente saremo tornati in casa nostra. Ma puntualmente a pochi giorni dalla partita, veniva spostata la sede, arrivando così a fine campionato, senza aver fatto l’esordio nel nostro terreno. E con il campo nostro sarebbe stato diverso.” Nella prima parte di stagione i cosentini subiscono il colpo per questa situazione ed unito ad una rosa per lo più esordiente in Eccellenza, infilano una serie di risultati negativi, fino alla sconfitta contro la Silana. Ma quella settimana qualcosa è cambiato. La domenica seguente arriva una rotonda vittoria sul Siderno, a cui si aggiungono 7 punti nelle successive 4 gare. “Nelle prime giornate ci è mancata anche un po’ di fortuna. Dopo, però, il primo successo siamo riusciti a fare punti su punti, scalando la classifica e trovandoci dove adesso siamo.” 36 punti in 20 gare la piazzano in quinta posizione in una speciale graduatoria, avendo davanti solo formazioni irraggiungibili come Nuova Gioiese, Roccella, Rende e Guardavalle. “Nessuno ci credeva nella nostra impresa. Solo noi e la società. Importantissimo per noi è stato il mister. Lui è quello che ci ha creduto più di tutti a questa salvezza. Ci diceva sempre che potevamo farcela, anche evitando i play-out, come alla fine è stato. E’ stato bravo a tenere unito e intatto tutto il gruppo.”
Il centrocampista, ex Vibonese, si è rivelato un punto cardine di questa squadra. Tra i più esperti, nonostante la sua giovane età (23 anni a luglio), è risultato tra i migliori, se non il migliore, facendo un campionato ad alti livelli, chiuso con il determinante gol al Bocale, settimo centro per lui. “Alla fine aver fatto gol è un piccola cosa. Quello che conta è essere riusciti a salvarci.” Tornato quest’anno al San Lucido, prima sua società a 16 anni, si è rimesso in discussione dopo qualche stagione tra Serie D (al Gaeta) ed una non fortunata esperienza in Lega Pro. “Sono sceso di categoria perché dove ero non stavo più bene. Potevo giocare per il mio paese e sono venuto qui con tutto il cuore. I due anni al Gaeta, per me sono un’esperienza indimenticabile, ma questa se la gioca con quella.”